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Quando mio marito chiacchiera al telefono con i suoi antichi amici cinquantenni sparsi per l’Italia, lo sento ridere, come mai fa con me. Ride come quegli adolescenti maschi che incontri per strada, quando passeggiano in gruppi di tre o quattro elementi, tutti gesti, ammiccamenti e brufoli.
Se melliflua, cerco di carpire i segreti di tanto sganasciarsi, lui risponde evasivo “ Abbiamo parlato di tutto. Niente di particolare”. Che tradotto in linguaggio compiutamente femminile significa : ” cosa vuoi che ti racconti. Non puoi capire tu che sei di un’altra generazione, che non hai vissuto e condiviso i tempi dell’infanzia e dell’adolescenza, quando eravamo completamente liberi, incoscienti e pazzi. Quando ancora i nostri ormoni erano addormentati e non potevamo sapere che quel tempo di grazia, sarebbe stato sostituito da pruriti e struggimenti amorosi, preludio della perdita della nostra spensieratezza”.
Però lo stesso voglio capire, e lo interrogo avida e curiosa di un mondo che non esiste più.
Lui racconta ed io vedo bambini sparsi per il quartiere e nei cortili, teppistelli rumorosi ed innocui. Li vedo arrampicarsi, come ragni imperturbabili, lungo le impalcature dei palazzi in costruzione, li vedo lanciarsi sui cumuli di terra, li vedo addormentarsi la sera nelle loro case, esausti e sporchi con in testa i giochi del giorno dopo.
Li vedo ancora camminare incoscienti e svampiti e sempre miracolosamente vivi lungo le rotaie della ferrovia, raccogliere lattine di bevande vuote da collezionare, gettate dai finestrini dei treni.
Li vedo qualche anno dopo, ascoltare musica, quando la musica era un tempo da dedicare e non un prodotto da consumare distrattamente. Li vedo prendere tra le dita come reliquie i loro vinili, li vedo lenti e concentrati inserirli nel giradischi per ascoltarli seduti e muti, da soli o in compagnia. Li vedo chiudersi, un tempo indefinito, dentro le cabine dei negozi di musica. Li vedo ascoltare con le enormi cuffie alle orecchie le ultime novità che il più delle volte non avrebbero comprato, eccitati ed increduli per tanta gratuita abbondanza, sotto gli occhi distrattamente rassegnati, del proprietario dell’unico venerato negozio di dischi della città.
Questo è il tempo perduto dell’uomo adulto di casa e dei suoi amici. Loro sanno di non poterlo più riavere, perché è inutile, certe cose non ritornano più.
Allora si tengono stretta la memoria comune ed il cazzeggio privo di ritegno, che li fa sganasciare dalle risate…. senza troppo preoccuparsi di essere capiti dagli altri.
Carissima oggi pomeriggio ho avuto l’onore di accompagnare il suddetto a caccia di vinili…..a un certo punto il proprietario del negozio gli ha fatto una proposta indecente (soprattutto per le tasche familiari) …”venga quando vuole che le farò visitare il nostro deposito di vinili dove sono custoditi pezzi rarissimi”! Poi gli ha presentato un altro cliente che ha iniziato a citare edizioni introvabili, incisioni “superbe” ecc. ecc. e che alla fine guardandomi ha sospirato “anche mia moglie è tanto paziente!”. Gli ho spiegato che non ero la moglie ma la sorella…..E tu sei paziente?
Maria
Paziente sorella. io sono anche paziente…non sempre però. 🙂
Non so che dirti, giovane tizianeda……………. Avendo ben due anni in più del tuo sposo errante, e venendo dalla generazione segnata dai “buoni disco” come regalo di compleanno, il tuo invidiosocuriosoteneroso pensare mi ha riportato all’emozione di quelle beriambauane cabine di ascolto. Il sogno che si realizzava, e rimpiazzava in emozione i gambi delle “sucamelle” da succhiare, ormai svezzati dai percorsi campestri (anche se si trattava perlopiù di fiori prelevati direttamente ai lati dell’asfalto…….): il segno della maturità, quelle cuffie alle orecchie, la timidezza sconfitta nel chiedere ancora ed ancora nuova musica e non comprare, l’ebbrezza dell’ascolto e della scoperta magari sussurrata dagli amici più sgamati. Che fosse già quello, il primo addio alla giovinezza? Poco bohemien, ma tanto tanto musicale! Meditando già sul lontano trasloco, guardo i miei pochi vinili sopravvissuti a tanta vita passata: saranno i primi a partire, per unirsi con quelli di lui, trait d’union di questo nuovo tempo donatomi, un patto di sangue, la mia giovinezza e la sua insieme come contraltare di tante rughette!!!!!! Baci!
Baci a te Marinella, alla tua nuova vita ed alle tue belle parole!
Berimbau Sound…non lo sentivo da un bel pò, i “buoni disco”, che tempi ! I miei vinile trafugati da un mio ex fidanzato, mandato a farsi strabenedire !!!…peccato che lo str se ne sia andato con i miei dischi : The Wall Pink Floid, Rimmel De Gregori, Una giornata uggiosa Battisti ed infiniti altri…UFFA al solito agisco d’impulso, prima sarei dovuta andare a casa a riprendere i MIEI dischi !!! Grazie Tizianeda, come sempre fai ritornare alla memoria vecchie storie… 🙂
Grazie a te per le storie che ci racconti tu! 🙂