La promessa dell’insegnante

E’ sbrindellata, maltrattata, trascurata, con pochi soldi. E’ un po’ come i treni malfermi su cui viaggia lo Sposo Errante. Che sono pochi e sopprimono le corse. E invece di portarne nuovi e funzionanti a vagonate, lasciano invecchiare e morire qui al sud suddissimo quelli consuntissimi, che d’inverno il riscaldamento è in modalità “ocongelioarrostisci” e d’estate l’aria condizionata è perennemente accesa sul tasto “comediotelamanda”.

Così è la scuola pubblica, che la carta igienica te la porti da casa, che si fanno collette, che ci si organizza, che è a volte un percorso arduo e periglioso . Ma poi si sa, che è proprio nei posti imperfetti che fiorisce l’umanità, la passione per il proprio lavoro e per i bambini e i ragazzi a cui tramandare la conoscenza e la bellezza del sapere. Dove i minori, che minori non sono, sentono di essere ascoltati e importanti anche per il mondo fuori. Non sempre succede di incontrare insegnanti così, ma succede. Come succede per esempio, che una maestra il primo giorno di scuola detti ai bambini di una quarta elementare, per esempio, una serie di parole con sopra il titolo: “La promessa dell’insegnante”. E lì dentro leggi una dichiarazione d’amore, di quelle bellissime, di una maestra a tutti i suoi bambini, che non è che sono veramente suoi, ma un po’ è come se lo fossero. Insomma ai bambini con quelle testoline e gli occhi grandi che sono pieni di sorprese e stupore, ma che sanno anche essere molesti fino all’inverosimile e ci vuole un mucchio di pazienza e tanta forza per non fuggire certe volte. E poi è successo che la maestra abbia chiesto ai bambini di scrivere le loro promesse, dei buoni propositi da lasciare a lei, alla maestra. Tizianeda non lo sa in realtà cosa abbiano scritto tutti quei mocciosi dai pensieri iperattivi, eccetto che per uno di loro di cui ha potuto leggere il componimento sul quaderno, ma sa, perché le è stato riferito da un affidabile testimone oculare, che la maestra leggendo si è commossa tanto, ma così tanto che non è riuscita ad andare oltre.

E Tizianeda pensa che quando succede una cosa così, dentro l’aula di una scuola pubblica che non è perfetta, ma sbrindellata proprio come i treni su cui sale lo Sposo Errante, ecco lei pensa che se lì dentro si lavora con tanto sentire, qualche pezzo di questo mondo che a volte va in frantumi, si riattacchi all’altro, come delle dita che si intrecciano o un bottone che si sistema perfettamente nella sua asola o le ciocche dei capelli che formano una treccia lunga lunga e finisce con un bel fiocco colorato.

Ecco, questo è quanto ha pensato Tizianeda, in questa prima settimana di scuola.

Tizianeda

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