Viaggio al termine del lettone

Non li rimandano indietro, non li rimproverano per questo. Fanno spazio tutte le volte che i due, arrivano a sconvolgere fasi rem con le loro presenze calde e silenziose. Ché a volte il loro letto diventa un luogo ostile, diventa il bosco buio di Hansel e Gretel, la terra di mezzo popolata da Orchi e Draghi, il luogo della nostalgia. Così la notte, approdano in quell’isola a doppia piazza su cui gli adulti di casa galleggiano ignari. Si incastrano perfettamente tra i due corpi grandi e si addormentano.

Succede nei 90 mq.

Tizianeda e lo Sposo Errante, ai due minori non li rimandano indietro, tutte le volte in cui chiedono conforto notturno. Li accolgono senza ragionare troppo, facilitati dal sonno. Tanto poi ci pensa il giorno, multiforme, imprevedibile, prepotente, a spiegargli come si fa a diventare indipendenti, a diventare grandi.
Nei 90 mq, a volte il lettone – quando il buio si prende i contorni del mondo fuori – diventa il luogo nel quale approdare, perchè accogliente, rassicurante, amorevole. E forse così, attraverso l’esercizio reiterato di questa transumanza notturna, impareranno a loro volta ad accogliere e consolare, diventeranno presenze luminose per loro stessi e anche dentro la notte degli altri di cui potranno capire lo sperdimento.

E così se il giorno insegna a vivere, la notte può insegnare ad amare.

Tizianeda

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