Ott
Ott
L’ottenne ha un braccialetto al polso. Si può stringere e allargare, ci sono tre lacci annodati tra di loro, viene dall’India e il colore predominante è il rosa. Glielo ha regalato la sua compagna di scuola. Lei, è andata nel suo villaggio, che devi fare mezzo giro della terra per arrivarci. Anche se lontana lontana, ha pensato all’ottenne, e dentro un negozio chiassoso e colorato (almeno così a Tizianeda piace immaginarselo) gli ha comprato il bracciale. Poi ha rifatto un altro mezzo giro della terra, è ritornata nella città sbilenca e da lì a scuola dove ha consegnato il regalo al suo compagno gentile. Lui ha indossato subito il braccialetto rosa e ha continuato a farlo anche quando un bambino gli ha detto che il rosa è un colore da “femmina”. L’ottenne, ha attivato il suo pensiero positivo-zen, che usa come lo scudo protettivo di Guerre Stellari che si aziona contro gli attacchi intergalattici, e ha archiviato per sempre la questione giungendo a un’univoca conclusione: “secondo me le femmine ragionano meno per stereotipi rispetto ai maschi”.
Tizianeda non sa se le femmine ragionino meno per stereotipi rispetto ai maschi, anche se tende a pensare che sia vero. Però sa che lo stereotipo è un’erba cattiva che si può annidare ovunque, un buco nero in cui è facile cadere, una pozzanghera melmosa dentro la quale trovarsi invischiati.
Per questo ai due minori dei 90 mq, prova a spiegare che non esistono giochi da maschi e da femmine, canzoni da maschi e da femmine, cartoni da maschi e da femmine, colori da maschi e da femmine, che piangere non è da femminucce ed essere coraggiosi da maschietti e l’elenco potrebbe continuare per giorni e giorni. Lei dice che esiste quello che ci piace, quello che ci fa stare bene e che gli schemi rigidi dentro i quali ci collocano possono intossicarci la vita, che le verità impacchettate e consegnate tra le mani non sempre vanno bene, che il mondo fuori va osservato in profondità e da millemila prospettive diverse, se occorre.
Così ora, il braccialetto rosa può rimanere placidamente annodato attorno al polso dell’ottenne, che gode di un oggetto che gli piace, ma soprattutto del gesto gentile di una bambina che un giorno, in India, ha scelto un regalo proprio per lui.
Ci vorrebbero più ottenni (…e non solo!!) così! 🙂
Ciao Camilla!!! 🙂
…in realtà basterebbe davvero poco per uscire fuori da schemi e stereotipi.
Bellissi,p,il tuo ottenne mi sorprende sempre :_))
Quel scarabocchio sta per bellissimo 🙂
Carola, anche me 🙂 !!
…volevo dirti che ho letto qualche post del tuo blog. Bello!
Un saluto allegro 😀
Mi fa piacere .Grazie