In soccorso

E succede che solo per zelo genitoriale vai al pronto soccorso. Sciocchezze. Questioni di zecche sospette che non le sai riconoscere sulla pelle di tuo figlio. Che cerchi le fotografie su internet e pensi che quei punti incastrati sul suo corpo sono altro, ma in ospedale ci vai uguale, ché i genitori a volte fanno queste cose qui. Cose inutili per paura, perché ci si rimprovera il troppo non fatto nella vita e questa no, non te la vuoi dire.
Succede che entri in questo posto qui, abitato da flebo, barelle, corpi. E lì dentro, in mezzo a tutto c’è un ragazzino di dieci anni che fa domande, con un linguaggio preciso, con il sorriso, con gentilezza. In un luogo brutto e provvisorio, un ragazzino interroga come se davanti avesse esperti di zecche. Lo guardano. Sembra che non ce ne siano. La responsabilità di un no definitivo preferiscono spostarlo al sesto piano, reparto pediatria. Usciamo dalla stanza del medico, provvisorio anche lui. Nel corridoio incrocio lo sguardo di un’altra madre. Due occhi da civetta. Vorrebbero aggrapparsi a un appiglio che non c’è. Per pochi secondi si fermano sui miei che scorrono. Ha il figlio uomo su un lettino con gli occhi chiusi contratti, lamenti, una flebo, dei tatuaggi sulle braccia da esibire alle ragazze. Lì non servono. Lì c’è sua madre che gli tieni la mano con gli occhi da civetta in cerca di un appiglio che non trova.
Il decenne è accanto a me e a suo padre. E’ quasi certo che le zecche non hanno scelto il suo corpo per ingrossarsi. Ce lo confermeranno tra un po’. Sorride, forse pensa alle domande da fare anche al pediatra del sesto piano. Io in quel posto provvisorio senza anima e addolorato mi appiglio a lui. Alla sua bellezza inconsapevole, alla gentilezza in mezzo a un fare sbrigativo che lui non sembra percepire, che non sembra toccarlo. Una mia amica dice che non si può vedere il prodigio ovunque, che non sempre è così, che un po’ di razionalità serve. Forse ha ragione, o invece la razionalità ci sta fottendo da secoli.
Torniamo a casa. Lasciamo quel posto offeso, con le sue storie.
Chissà se il ragazzo con i tatuaggi ha ripreso il suo moto giovane. Se sua madre ha smesso di cercare appigli. Ma sì deve essere così, deve essere così.

Tizianeda

2 thoughts on “In soccorso”

  1. Pino Rotta ha detto:

    Ecco avvocata, l’ho fatto.L’ho letto in poco tempo io che più che leggere sono uso studiare (roba noiosa del tipo come è il mondo oggi, perchè, per come, sociologia… ragionamento…)
    Il Signoe Editore, uomo di fiuto raffinato, ha dato una definizione molto professionale di questo libro dicendo che non è un’autobiografia, a mio modestissimo avviso ha fatto un errore ma solo per difetto.
    Questo libro è L’Autobiografia! Con il particolarissimo stile lieve, a volto molto poetico ma assolutamente personale, racconti attraverso la vita di questa famigliola dentro e fuori i 90mq una esperienza di vita che non appartiene alle donne in generale ma al tuo modo di essere donna nel tuo presente con questo futuro proiettato attraverso gli occhi dei “minori”!
    C’è quasi tutta la storia di una donna che parla delle donne (realtà con la quale personalmente non provo neanche a misurarmi… siamo pianeti diversi e quasi mai “allineati”, noi uomini e voi donne!) ma credo di avervi letto qualcosa di più di una storia di donna.
    E’ la storia di una donna in un preciso momento e luogo, sia fisico che emotivo. Per l’esperienza che ho delle donne mie coetanee (una generazione circa prima della tua, nipoti del ’68, nati troppo tardi per vivere quel momento magico, ma non tanto da non riceverne un pò di eredità) in questo breve lasso di tempo tutto è cambiato! Non so dire se in meglio o in peggio, anch’io non ho risposte e continuo a farmi domande, tu invece ne La medaglia del Rovescio di risposte nè dai eccome, non sono risposte logiche (anche se si intuisce la realtà concreta dentro la creazione narrativa). Sono risposte dei sentimenti, quelle di cui oggi forse più che mai abbiamo bisogno…
    non resta che dirti: continua… nel senso continua tu a raccontarci una storia di amore per la vita che come tutte le storie vere d’amore viene sempre ricambiata.

    1. Tizianeda ha detto:

      Solo ora leggo! Vorrei davvero dare una risposta adeguata a così tanta bellezza, ma francamente ogni parola mi sembrerebbe banale. Mi hai profondamente commossa. Grazie di vero cuore!

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