Set
Ci incontriamo nel gazebo di una gelateria. Da lì il mare è una possibilità vicina. Nella città sbilenca quell’ammasso acquoso è presenza viva e odorosa. Da lì il mondo ti regala l’illusione di essere clemente e lo respiri in profondità e senza fretta. Questo è il bello del sud. Si offre in angoli fermi, come ferma è la sua luce abbagliante di settembre. Quando arrivo, lei è davanti al gazebo che mi aspetta. Ci abbracciamo con la confidenza di chi si conosce da tanto. Anche se noi ci siamo viste solo due volte. Valeria ha trentadue anni, è una giovane donna. Indossa una collana con le pietre colorate, come il vestito. La sua voce è calma e calmo è il suo sorriso. Più di ogni altra cosa, di lei ti attirano gli occhi. Sono grandi e luccicano, come costellazioni fitte di stelle. E’ una scrittrice di quelle vere, due libri, “Stelle binarie” e “ La convergenza artica”, che le hanno donato due premi importanti.
Ci sediamo attorno al tavolino. Da quell’angolo privilegiato, le montagne alla fine del mare sono una presenza prepotente. Sono lì con noi. Valeria mi regala una piccola agenda dentro cui poter fermare i pensieri che fuggono, come fanno i sogni. Parliamo, parliamo tanto e ci raccontiamo. Siamo due generazioni diverse penso. La guardo e faccio un balzo nei miei trentadue anni. Ha un fondo di innocenza intatta lo sguardo di Valeria, che non rinuncia alla curiosità per i movimenti incessanti della vita. Parliamo di donne, desideri e sogni, di maternità e progetti, di dogmi e religioni, di libertà e della nostra passione comune: la scrittura che è la ruota che fa girare le storie. La guardo, non senza tenerezza. I quattordici anni che ci separano mi concedono questo lusso. Mi rivedo alla sua età. Vedo in lei parti di me che la vita ha elaborato o che si è presa e parti di me che resistono nonostante l’incedere dei passi. E’ bella Valeria nel suo stupore generoso di cui è piena la sua scrittura. Ha la freschezza di chi crede nelle possibilità e la forza di chi sa la fatica della conquista e possiede la percezione viva dei moti dell’anima.
All’improvviso il nostro tempo finisce. Troppo presto. Succede quando si chiacchiera con felicità. Lasciamo il gazebo e il parlare intorno agli altri tavoli. Facciamo un tratto di strada insieme, poi ci salutiamo ancora in un abbraccio, che profuma di complicità.
Torno alla giornata da mettere in ordine. Penso ai miei trentadue anni e a tutti i cambiamenti avvenuti, fuori e dentro di me. Poi il presente mi distrae.