Serpenti

Avete in mente quando guidate tranquilli dentro la vostra automobile, magari parlate al telefono con un’amica o un amico e si cazzeggia, o semplicemente ci si dice? Avete presente quando siete così, tranquilli su una strada non molto illuminata ma familiare, perché l’hai percorsa un mucchio di volte con la tua autovettura. E chiacchieri anche un po’ distratto. E mentre sei lì, ti fermi per un motivo che non ricordi. Una vettura davanti, un motorino, un passante lento, un pensiero pesante. E in quel preciso istante, forse architettato, ben studiato da meccanismi esterni a te, senti un rumore alla tua destra. Ed è il rumore della portiera che si apre all’improvviso e fa rumore in quella calma dentro la tua macchina. E ti giri e pensi ma che cazz… e non fai in tempo e ti ritrovi una sagoma, un volto, un corpo e forse delle braccia, sì per forza delle braccia che entrano dentro la pace della tua autovettura. Ed è veloce quel corpo senza gambe e con le braccia che non ricordi, è velocissimo questo busto con la faccia che è solo un’ombra. E la tua borsa rossa sguscia fuori veloce come il busto che se la prende. E scompaiono la borsa rossa e il busto e poi realizzi e gridi perché ti viene da fare così, perché ti spaventi accidenti. E avresti dovuto chiamare il 113 subito, come ti dice poi l’ispettore in Questura e tu non hai il coraggio di dirgli che eri troppo occupata a gridare e ad avere paura. E invece parcheggi e torni a casa a piedi e non ti escono le parole e il respiro è strano come un singhiozzo. E c’hai rabbia e c’hai paura. Che hai bisogno di tempo per smettere di balbettare, davanti ai tuoi figli che non ti hanno mai vista così. E poi ti passa, perché in fondo è solo una borsa rossa, una patente da rifare, un telo lì dentro giallo limone che aveva un senso per te , ma anche lui è solo un telo. E poi ti ricordi che c’era il tuo rossetto rosso fuoco che ti piaceva che forse sarà stato gettato con la borsa in qualche cassonetto. E ti chiedi cosa è veramente che spaventa quando un tizio all’improvviso ti apre la portiera e ti ruba la borsa e poi sguscia come un serpente che morde e scappa. Cosa ti rimane del gesto. E capisci, capisci cosa provi. E’ un senso di niente, di incertezza. E’ il gesto improvviso, che è uno strappo. E può essere una borsa, o in fondo a te, altro, come la fiducia per esempio, quando te la strappano dal petto. Il meccanismo è lo stesso, è un’apertura violenta di porte, senza grazie , prego, per favore. Senza chiedere il permesso. E poi la scrivi questa cosa qui e speri di non sognare questa notte la sagoma, che sembrava un serpente.

Tizianeda

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *