Sfida accettata

Sfida accettata.
A ogni risveglio, a ogni appoggio di piedi sul pavimento, che non c’hai voglia di iniziare. E se è lunedì è peggio e se è martedì è uguale.

Sfida accettata.
Quando decidi, invece, che no non ti alzi stamattina e vadano tutti a quel paese. E sotto il piumone, caldo del tuo corpo notturno, continui a starci. Ti fermi lì, arresa, nella beata solitudine di te stessa. Ché non sentirsi indispensabile, è liberazione.

Sfida accettata.
Quando taci. Che le parole, a volte, sono un inciampo, che tanto hai tutto dentro, hai tutto dentro e quello che sei e sai, ha un rifiuto di suono. E guardi e taci e cammini, sulla linea retta del tuo non dire, la tua verità.

Sfida accettata.
Quando non ti arrendi all’incomprensibile, ai gorghi, a te e ai tuoi limiti torvi. Quando non cadi nel tranello dei pensieri e il mondo fuori lo vedi per quello che è, nei suoi racconti e misteri. A ogni passo e suono, a ogni rivelazione di corpo e materia.

Sfida accettata
Quando diventi madre e non importa se di sangue, ma basta che sia di cuore e sentire.Quando un amore, un giorno da sbrigare, un dolore che cola, quando un’idea, un coraggio, un inciampo, una dimenticanza, quando orgoglio e pregiudizio, quando tu, vulnerabile, profondo come un dio e quando il cuore che trabocca e dici e ora? E ora? Quando il tempo che gioca e diventi il suo ricamo.

Sfida accettata, perché non c’è sfida da accettare, da accogliere o fare a pezzi. C’è questa roba strana, questo garbuglio di lana, da farci una sciarpa, un maglione, uno scialle, dei guanti da indossare. E ci siamo noi, ci siamo noi, dono di ventre, unica sfida accettata.

Tizianeda

One thought on “Sfida accettata”

  1. Pino Demaio ha detto:

    In una natura, combinata per associazione di genere, noi essere umani siamo assolutamente indispensabili, e non solo necessari. Compito oneroso, quello di misurarci ogni giorno con l’indispensabilità, femmine o maschi che sia. Nei ruoli rivestiti all’interno del sistema sociale la presunzione d’essere indispensabili è una idiozia, e anche il “necessario” è concetto sconveniente e usurato. Ma perché “indispensabili”? A preservare e perpetuare la specie! Ma siamo sicuri che, in un contesto universale (o planetario o galattico, con Spazio/Tempo inafferrabili), convenga insistere a perseguire tale finalità naturale e, invece, non lasciarci estinguere in periodi molto più circoscritti del giurassico? Siamo destinati a fare peggio del male che finora abbiamo praticato? “Indispensabili”, donna e uomo in stretta relazione di naturale “necessità”, a riprodurre indefinitamente se stessi? O dobbiamo rassegnarci a questa imposizione vitale? Come ben vedi, stamane mi sono svegliato con il sole storto. Il paradosso e il colmo: buona giornata, Tiziana… che leggo sempre (ma il sempre non esiste) molto volentieri.

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