La scelta del proteggere

Per la prima volta dopo vent’anni (vent’anni sigh!) nei 90 mq non monteremo l’Albero di Natale. Non per un ravvedimento improvviso, per un’austerità ricercata o un integralismo dell’ultimo momento. Non si farà – con le musiche, i ragazzi che appendono palle e orpelli tamarri, lo sposo che  fa quasi tutto il lavoro e io che creo confusione –  per gatta Tàlia. Lo scorso anno, attratta da quel monolite colorato e sbrilluccicante, dalle forme insolite, o per un ennesimo disagio interiore cui pare abbia talento, ha leccato e mangiato aghi di pino finti, polverine dorate e chissà cosa altro. Risultato: ricovero, operazione e chimmibeni natalizia. Non si fa, si è sentenziato senza esitazione. Perché alla fine è meglio avere una gatta Tàlia viva, che  un albero di Natale finto. Non si farà perché gatta Tàlia, benché ci guardi con il disgusto di chi sa di essere un essere superiore, va protetta, anche dalle sue ottuse abitudini onnivore.  È un non fare, che scardina consuetudini familiari, ma che cambia i significati, le visioni e le priorità. Del resto, questo sarà il Natale dell’ assenza e del desiderio e non certo per l’albero mancante. In questa attesa, che gli eventi incontrollabili ci hanno imposto da quasi un anno, celebreremo l’unica  scelta possibile, la scelta del proteggere. Nonostante la mestizia di un tempo straordinario che agisce per sottrazione e che impone, nella distanza, la forma dell’amare e della cura.

Tizianeda

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