Giu
Giu
Tàlia e Priscilla vivono nei 90 mq insieme a tutti noi. Tàlia è un essere misterioso. Ci guarda da distanze siderali, è bella, nera, diffidente, dorme raggomitolata, come un riccio che deve difendersi dal nemico. Non vuole essere toccata. Agnese, la diciannovenne, è l’unica che, a tratti, riesce a scardinare i suoi chiavistelli. Tàlia è la crasi perfetta tra un siamese e un bradipo. Ha il coraggio di Leone Cane Fifone e non sopravvivrebbe nella giungla della strada, benché da lì provenga. A volte piscia sul divano e mangia fili, spaghi e plastica. L’ultima volta che è stata operata d’urgenza aveva ingoiato gli aghi sintetici dell’albero di Natale, costringendoci in questo anno votato all’essenziale, a decorare la casa solo con lucine intermittenti e non raggiungibili, ché a uno esofago stroboscopico non siamo pronti.
Insomma, per Tàlia l’esistenza procedeva verso il suo binario sonnacchioso e dissociato, fino a che non è arrivata lei, la variante impazzita, ché il karma-contro pare esista anche per i gatti: Priscilla. Priscilla non è bella. Ha un corpo sghembo, un pelo ispido e macchie grigio ratto, gli occhi gialli e miagola come il clacson rotto di una vecchia vettura. Priscilla è una sopravvissuta raccolta per strada da Agnese. Stava morendo, ma evidentemente le piaceva troppo vivere. Lei dorme stravaccata ovunque, nella posizione zen-chic sonotuttavostra: pancia in su e zampe all’aria. Manifesta la sua lietezza dello stare al mondo facendo agguati per la casa, specie a Tàlia, che poi piscia sul divano. Morde i piedi scalzi e si fotte le penne. A volte scompare anche lei, per poi riapparire più scassa minchia di prima. Non demorde mai, perché l’entusiasmo è la sua cifra.
Tàlia va protetta, con quel suo incedere affaticato, come di chi ha subito il male, pur non sapendo cosa sia e come si faccia. Ha tracciato dei confini tattili. A noi il compito di procedere con delicatezza. Priscilla ha la gioia dei sopravvissuti. Di chi è stato a un passo dal morire, ma poi si è ostinato a restare, un po’ per tigna, un po’ per fortuna. Distribuisce gratitudine a tutti noi, senza sosta.
Non avrei mai pensato che un giorno avrei scritto un post su due gatte, ma si cambia, così come cambiano le ore della vita. E ora che il mondo si sta per riaprire e noi scalpitiamo per entraci dentro, mi chiedo se in questi mesi mi sono allenata agli incontri anche grazie a loro. A capire il giusto equilibrio tra vicinanza e distanza, tra il restare e l’andare, tra il chiudermi e invece l’accogliere. Non lo so, vedremo. Intanto mi godo la beatitudine di questo amore che niente chiede, se non di stare e resistere.
Tizianeda