Dic
Dic
“Dove la poggio?”
“Vieni” dice mia madre, invitandomi a seguirla, mentre tengo tra le mani una piccola pianta fiorita che sembra un cespuglio, con tonalità rosa tramonto sullo Stretto di Messina. La seguo. Lei mi porta dal balcone, sul cui davanzale la pianta era riposta per la notte, in bagno, quello piccolo con la lavatrice. Sopra la lavatrice c’è una foto di Padre Pio.
“Non l’ho messo qui per declassarlo” mi dice “ma perché lui è un santo potente e il bagno è un luogo importante per tutti”.
Vorrei scherzare, ma per timore, sia di Padre Pio che di mia madre, creature mitologiche, taccio. Le rispondo: “Sì lo so”, e le faccio notare che in casa, Padre Pio è ovunque. Nel soggiorno, nel salotto, in camera da letto, nella stanza con il divano arancione e quella con la libreria anni ’70, in cucina e all’ingresso. Padre Pio in cielo, in terra e in tutte le stanze. Sembra di essere a Pietralcina. In realtà non c’è solo lui nella casa di mia madre, anche se è l’azionista di maggioranza, seguito, secondo una stima approssimativa, dalla Madonna. Ci sono anche Gesù, Sant’Antonio, Don Orione, Santa Maria Goretti, Sant’Agnese, San Giuseppe.
A casa di mia madre, comunque ti muova, il cattolicesimo ti osserva con immaginette, dipinti, calendari e cartoline.
Non ricordo se era così anche quando eravamo bambini io e i miei fratelli, se anche allora il Paradiso ci osservava da ogni angolo attraverso la sua iconografia casalinga. Era presente nei riti che si ripetevano, dalle preghiere serali e del mattino, alla messa, persino nell’acquisto delle paste domenicali, anche quello, sacro atto di devozione. Nel pacchetto si trovava Inferno e morte, se pur temperata quest’ultima dalla certezza della resurrezione.
Poi sono cresciuta ed è cambiato lo sguardo, non quello di mia madre ultima delle sentinelle tra i mondi, che riempie le stanze di immagini di assenti, con il loro diritto alla fioritura delle piante, come se vita e morte da sempre esercitassero la reciproca attrazione e potessero convivere nello stesso istante, sfiorandosi e chiedendoci il rinnovo del rito, come quello del Natale.
E in questo susseguirsi di generazioni, mentre assenti e santi ci osservano dalla distanza nostalgica di fotografie e cartoline, le piante fioriscono sulle lavatrici, in silenzio, imitando nei colori, il tramonto antico dello Stretto di Messina che ci guarda da una fissità surreale, rinnovando insieme un qualcosa, che non sappiamo dire.