Assenza

Mia madre ha un’amica che all’improvviso è scomparsa. È un’amica che ha conosciuto 

al mare anni fa. Per lavoro la donna aggiusta i volti delle persone, è alta e possente, è più giovane di mia madre che di anni ne ha novantuno e un corpo piccolo. La sua amica vive a Parigi anche se è nata in un paese dell’Est dell’Europa e ama le coste 

calabresi e la loro luce. Questa estate è andata a salutare mia madre, come sempre, le ha detto che sarebbe tornata presto, ma non lo ha fatto. Mia madre si è molto preoccupata per questa assenza e questo inverno le ha scritto una lettera, in francese e a mano come si faceva un tempo. Per la prima volta l’amica non le ha risposto. 

Ma madre, che è ostinata come i suoi anni, ha composto il numero di telefono 

della clinica parigina dove lavora e ha chiamato. Ha parlato in francese nella sua quasi sordità. Nessuno ha assistito a questo miracolo della tenacia e della sfrontatezza o del menefottismo che la vecchiaia a un certo punto ti regala. Non avendo tuttavia 

compreso cosa il suo interlocutore le abbia potuto dire, ha composto un altro numero, 

questa volta di un italiano indigeno, comune conoscente. L’indigeno le ha dato un 

indirizzo mail. Lei è venuta da me, io le ho spiegato cosa fosse una mail, come 

funzionasse e che “chiocciola” non si scrive con le lettere ma con un segno. Lei mi ha 

guardato come ti osserva chi è nata al tempo dei telegrafi. Io l’ho rassicurata che una volta chiuso il pc la mail non si sarebbe auto distrutta, lei ha fatto fatica a credermi, 

ma ha deciso di fidarsi non avendo altra scelta. I primi giorni mi chiedeva 

ripetutamente se la sua amica le avesse scritto. La mia risposta, tuttavia, è sempre 

stata negativa. Sono passate settimane e le richieste di mia madre si sono fatte 

sempre più rade fino a scomparire.

Mi dispiace per mia madre e per la sua delusione, mi spiace per la sua tenacia che 

meritava una ricompensa, mi spiace per l’amicizia affettuosa che ora non sa dove 

riporre e perché quando non hai risposte ti rimangono le ipotesi che sono come 

oggetti inutili. Ed è difficile spiegare a chi ha vissuto in una geometria esatta, almeno 

nel pensiero, che spesso la vita fa come cazzo gli pare, devia, si inabissa o prende altre traiettorie, anche se ci spendiamo fino al midollo perché ogni cosa si componga

secondo i nostri desideri e che le relazioni umane sono fatte anche di stanze buie e di improvvise assenze. Allora scherzo, le prospetto scenari assurdi o parossistici. Lei mi guarda, sorride appena, poi scuote la testa e torna alle sue cose.

Tizianeda

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