Giu
Giu
- ATTENZIONE QUESTO POST CONTIENE SPOILER ED ESEGESI INATTENDIBILE SUL FILM “ALIEN” *
“Mamma hanno portato “Alien” al cinema, se vuoi possiamo andare insieme a vederlo”
Questo mi ha chiesto Domenico, il figlio diciassettenne.
Questo la mia mente ha elaborato: figliolo, la tua richiesta mi commuove, ma come tu ben sai, questo film del 1979 – bellissimo e ancora così moderno, con quella gran figa della Weaver che oltremodo ammiro anche per il suo notevole sviluppo osseo che la natura peripatetica a me ha negato, bloccandomi per sempre nel mio metro e qualcosa – mi suscita una certa ansia. Specie per il momento biochetasi con il tipo dell’equipaggio, che prima mangia cibo coreano filamentoso e poi partorisce, tra schizzi di sangue, il feto extraterrestre che fugge, esclamando nel linguaggio universale del corpo: sucamoriretetutti. E anche se sappiamo che non verranno catturati né la Weaver né il gatto presente sulla nave spaziale, che fa tutto ciò che i gatti domestici usano fare per sopravvivere: un’emerita minchia, declino ugualmente il tuo cortese invito e resto a casa a vedermi un film in cui non muore nessuno, si ride tanto e l’amore trionfa, anche se non ci sono gatti.
Questo è quanto invece gli ho risposto: ok andiamo, figo.
Questo è quanto è successo e ho pensato mentre ero lì: nella sala eravamo un numero inaspettato di umani: nove. Durante il parto splatter ho chiuso gli occhi. Mio figlio mi ha guardato e ha sorriso. La Weaver in mutandine e canottiera bianche è di una bellezza commovente e ipnotica e mi ha suscitato l’annosa domanda senza risposta: perché certe persone crescono così tanto e altre no? Quando il film è arrivato nelle sale, ero una bambina. Non avrei mai potuto immaginare, allora, che un giorno, lo avrei visto con mio figlio che è uscito anche lui da un taglio nella mia pancia, come Alien, ma io ho sofferto di più, e che molti anni dopo, il suo invito inaspettato, mi avrebbe regalato la grazia fugace di una felicità perfetta. Alien è l’anagramma di linea, quella linea che tortuosa e silente come il futuro, ti conduce dove non credi e questo inatteso, a volte, modifica le percezione del viaggio. E infine, ho pensato, commuovendomi per la profondità e sagacia della mia analisi – guardando l’Alieno sparire nello spazio fino a diventare un puntino insignificante, sconfitto dalla donna, Cassandra inascoltata, reso inoffensivo dalla vastità di tenebra del creato verso cui lei riesce a farlo schizzare con rabbia, come un parto liberatorio – che chi di suca ferisce, a volte, di suca perisce.