Lug
Lug
Ciao voi due, ciao che è un po’ che non vi parlo da qui, dal perimetro frastagliato di questo cuore, dal mio respiro imperfetto. Ciao voi due che a volte vi penso bambini, ma poi la smetto, che troppo è il sentire del tempo che si srotola e espande. Ciao che vi guardo, di nascosto, piano, senza rumore, anche se vi è toccata in sorte questa madre chiassosa di vita, mamma clown e ballerina. Ciao che siete le tacche sulla porta dei giorni, che vi guardo e mi sostengo, boa che non affonda finché c’è il mare a farla galleggiare. Ciao che ho paura a volte, e so che è questa l’esistenza e vi devo lasciare andare che è da sempre che ci prepariamo, dal vostro primo dire alla vita, da quel taglio ricucito, archeologia nascosta. Ciao, c’è un immenso lì fuori che mi trasuda e ve lo devo consegnare, stando sulla soglia con questo allaccio di cellule, da custodire, perché possiate superare questi bordi, allontanarvi, abitarvi, annusare questa vastità, stare in ascolto della voce antica, di ogni lingua sconosciuta che arriva. Ciao voi due, domani è ancora lunedì, rinnovate l’impronta sulla Luna, senza il peso della gravità, la terra è bellissima da lì, non fa paura, sembra innocente. Sorridete come i naviganti curiosi, unite i punti delle stelle con le capriole dei numeri, che non capisco, ma che a voi sanno confidare l’andatura, su questo filo che tengo stretto da un lato e dall’altro nessuno sa.
Tizianeda