A proposito della famigliola

. Lo Sposo Errante è sotto i fumi allucinogeni della gastroenterite. E non per fare discriminazione di genere, ma è universalmente risaputo ed empiricamente accertato che un uomo in preda a una delle svariate forme influenzali esistenti al mondo, entra in modalità Armageddon.
. Il settenne, ha l’incisivo superiore che gli penzola sinistro, dalla gengiva, regalandogli un sorriso da serial-killer. Lui tenta di staccarlo facendolo così scricchiolare, provocando ai malcapitati che per ventura gli sono vicini (nel 99,9% dei casi, Tizianeda) lo stesso effetto della forchetta sfregata nel piatto vuoto. Prova quando è a letto la sera nell’ora delle coccole, quando esce nel tragitto casa-scuola e all’inverso nel tragitto scuola-casa. Mentre fa i compiti, prima di lavarsi i denti, dopo essersi lavato i denti, mentre fa la cacca, mentre studia, a cena, a pranzo, alle festicciole dei compagni, mentre gioca. Il dente tuttavia è sempre lì che penzola e scricchiola.
. Tizianeda ha i capelli Poltergaist. Prima del parrucchiere avrebbe bisogno di un esorcista. Teme che prima o poi capelli inizino a ruotare su loro stessi, a emettere bava verde e a parlare in idiomi incomprensibili.
. La undicenne…insomma lei ha la pre-adolescenza e questo basta.

Si prospetta un fine settimana fulgido.

Un sorriso allegro e pazzo dalla famigliola.

Tizianeda

Il cortile, il settenne, la corsa e l’amica del cuore

“Ma povero… ha una brutta allergia?”
“Chi, il settenne? No, perché”
“Per i guanti in lattice… pensavo dovessero proteggerlo”
“Ah, i guanti! No li mette per giocare, così sembra Super Mario”
“Capisco”
Quando l’ultimo squillo della campanella spalanca le porte,, il settenne per venti minuti, prima di ritornare nei 90 mq di casa, con la benedizione di Tizianeda gioca nel cortile della scuola. Tira fuori dalla tasca dello zaino due guanti bianchi di lattice, li indossa e scompare in un’altra dimensione.
“Mamma, guarda come corre… sui talloni, è imbarazzante”
“Ma no undicenne, sta solo giocando, si diverte”
Perché in quei venti minuti il settenne corre. Corre sui talloni, con le gambe in avanti, con i guanti bianchi di lattice. Corre tra i bambini che nel cortile giocano a calcio, confondendoli, facendogli perdere la palla costringendoli a rivolgergli idiomi poco amichevoli. Ma lui è nella dimensione parallela e non se ne accorge. Corre tra le mamme che guardano le coperture in lattice pensando che sotto ci siano mani pustolose, corre con il suo sorriso sghembo che sembra pazzo, per colpa dell’incisivo superiore che penzola scricchiolando e non si stacca.
Anche la sua amica del cuore M.S., corre insieme a lui. Corre con la frangia spettinata, con gli occhiali rosa di traverso, con le r che le si arricciano tra i denti. Corre con il settenne, lei che non ha paura di niente, e a guardarli sembrano Ellie e Fredricksen, quello dei palloncini fluttuanti e colorati attaccati al tetto della casa che vola. Lei che lo coinvolge in prodezze che lui da solo non farebbe mai. E forse da grande M.S. – che a Tizianeda, che è stata una bambina fifonissima, piace parecchio – diventerà una addestratrice di belve furenti facendole diventare docili, o diventerà una pilota di razzi spaziali in missione intergalattiche, o la costruttrice di sentieri sui pendii rocciosi e impervi di montagne lontane lontane. O forse sarà una funambula sui fili stesi tra i grattaceli di Manhattan. E il settenne vedendola sulla corda, la raggiungerà, proprio nel bel mezzo dell’abisso. E quando sarà troppo tardi per tornare indietro, lei gli dirà: “Tvavquillo amico mio, non ti pveoccupave che ci divevtiamo un mondo. Dammi la mano e pvoseguiamo insieme”.
E lui, rassicurato dal suo serafico coraggio, continuerà a camminare sul filo sospeso.

Tizianeda

Le scarpe rosse

“Allora settenne che ne dici di stamattina?”
“Mi sono divertito tantissimo, mi hanno anche regalato i guanti bianchi di plastica, dopo che ho pitturato. Così sembro Super Mario”
“Sì, ma hai capito perché c’erano le scarpe rosse sulla strada”
“Forse… rosso come il fuoco e anche come il sangue e poi il rosso piace alle femministe. Perchè a quasi tutte le femmine che conosco piace il rosso…e con le donne bisogna essere gentili ecc. ecc… Però , io queste cose le so, io sono sempre gentile con le ragazze”
“E’ vero settenne, però volevo ringraziarti di avere dipinto di rosso le mie scarpe. Sono molto orgogliosa di te e di tua sorella che siete venuti con me”
“Prego mamma. Buonanotte”
“Buonanotte amore mio”
Oggi una via della città sbilenca di Tizianeda è stata invasa da una marcia silenziosa e immobile di scarpe rosse. Da chiazze visionarie e solitarie. L’installazione ideata e voluta per la prima volta un po’ di anni fa, dall’artista messicana Elina Chauvet è la denuncia furente, è il racconto triste, la voce dolente delle donne uccise, violate, maltrattate. Tizaneda ha consegnato a chi ha organizzato l’allestimento, le sue scarpe con cui in questi anni ha vissuto la normalità della sua vita. Loro, le scarpe, sono state dipinte di vernice rossa dalle mani allegre del settenne. Poi, sono state appoggiate sulla strada insieme alle altre, diventando voce e sguardo e corpo, per le sorelle e sorelline costrette al silenzio. Insieme alle altre scarpe usate, consumate, vissute di altre donne, sono diventate monito e guardiane, esercito lieve e forte ma anche presenza accogliente e generosa, non respingente, chè in mezzo a lor si poteva camminare chiacchierare correre ridere fotografare incontrarsi.
E forse ha ragione il settenne che quelle scarpe rosse poggiate sul selciato, sono come tanti piccoli fuochi, come fari o costellazioni che ti fanno alzare lo sguardo per continuare il viaggio. Ché finchè da qualche parte una fiamma ricorderà al buio i colori, riusciremo a non credere nella notte.

Tizianeda

E’così. Vero?

“Hahahahaha, sembri una bambina…”
Hahahahaha…ma che ridere…
E va bene che la mattina Tizianeda, quando correndo accompagna il settenne a scuola, non fa caso agli abbinamenti cromatici, non si cura di esaltare sin dalle prime luci del giorno la sua femminilità e insomma si veste a muzzo (per chi non fosse del sud suddissimo: come viene viene). E va bene che quella mattina i suoi piedi erano valorizzati dalle ballerine verde pantofola e che indossava lo zaino del settenne come l’imbracatura di un paracadute, però fuori misura. Ed è vero che in quei 5 minuti di tragitto a piedi, scherza ride e gioca con il maschio piccolo di casa, incurante del mondo che le gira intorno e che i suoi capelli sono più anarchici di quelli di Maga Magò. E’ vero che non è truccata perché a quell’ora lo trova inutile e comunque nessun restyling la salverebbe dalla sua faccia stropicciata. E’ anche vero che questa sua assoluta atarassia mattiniera verso le forme la fa sentire una donna libera ed emancipata, come quelle femministe che un tempo uscivano senza reggiseno. Ed è vero che a quarant’anni ormai sente che nel suo corpo non perfetto, formoso e che finisce quasi subito si trova bene anzi benissimo, nonostante i cambiamenti geologici (leggi due gravidanze), perché è la verità del suo corpo, di cui si prende cura, che parla per lei e con lei. E quei due si trovano simpatici e anche un po’ cialtroni. Ed è vero che oggi guarda con affetto, tenerezza e indulgenza a quell’adolescente inquieta e sbrindellata di tanto tanto tempo fa, che invece non si piaceva affatto.
E allora se è vero tutto questo, Tizianeda sicuramente non avrà conferito nessunissima interpretazione pessimista, alla dichiarazione della tri-mamma bonissima, altissima come i tacchi delle sue scarpe, con i leggins color gambaletto – che in tutto il mondo stanno bene sì e no a 100 donne e lei è una di queste 100 – e la maglietta corta che mostra il mistero affascinante di una pancia perfetta. Anzi, se è vero che il raggiungimento di una sicurezza corporea ed intellettuale la salvano da meccanismi mentali perversi, Tizianeda avrà accolto la affermazione “sembri una bambina” con simpatica risata annessa, come un piacevole complimento, di quelli che si scambiano le mamme a scuola, tra una corsa e l’altra.
E’ così. Vero?

Tizianeda

Resta di stucco…

E così la famigliola è partita. Ha superato in macchina il cielo, le nuvole, le colline, i monti, le fiumare, i massi, gli accenti, le valli, gli uliveti e le onde del suo sud suddissimo, ed è atterrata in un altro sud. In una terra che galleggia luminosa sull’azzurro, a filo con l’orizzonte e le nuvole. Si è fermata per una notte in un paese di un bianco gotico di roccia e pietre, con le luci sugli usci addossati a salire in alto. Le luci che la notte si accendono e ti senti bambino davanti al presepe illuminato nella stanza buia. Lì Tizianeda ha incontrato la Donna con i Capelli Arancioni, arrivata anche lei con la sua famiglia dallo stesso sud suddissimo. La donna che è di una simpatia intelligente e che ride sempre con le labbra, mentre gli occhi attraversano una strada solitaria. E insieme in quel posto sospeso hanno chiacchierato, cazzeggiato, ascoltato una guida esperta, mangiato e bevuto. Ed è stato bello anche quando si sono abbracciate per salutarsi, che la famigliola lasciava Matera e la Basilicata per passare in un altro sud ancora.

In questo altro sud, sono andati in un paese dalle costruzioni geometriche e bianche con le porte e le finestre blu, sormontate a tratti da archi e cupole, tutte incastrate una sopra l’altra. Lì Tizianeda è entrata in un locale super fashion , con poltroncine marroni e bianche di raffinato e costoso design, appoggiate morbide tra tavoli bassi, luci soffuse e musica sensualissima. E’ entrata ché i due minori dovevano fare la pipì, che in viaggio sopraggiunge improvvisa e improcrastinabile, come la cacca, la fame, il mal di pancia, la stanchezza, il sonno, il dolore alle gambe e ai piedi, la noia e il quando ce ne andiamo. E così dopo aver spiegato l’urgenza pediatrica ai due tipi fighissimi ed eleganti all’interno, che la guardavano come un chirurgo, un batterio mortale nella sala operatoria. Dopo aver prelevato il settenne che nel frattempo si lanciava su tutte le poltroncine fashion bianche e marroni di raffinato e costoso design – “è divertente mamma prova anche tu!!” – Tizianeda si infilava nel bagno. Poi salutava i due uomini sotto shock : “Bellissimo locale, anche Ostuni è fantastica…” “…” “Andiamo…grazie gentilissimi” “…”.

Ed infine la famigliola è approdata in un paesello che Tizianeda voleva proprio vedere da sempre, un paesello simpatico che le case sembrano dei Barbapapà, chè sono tutte tonde e morbide, e ti aspetti che all’improvviso cambiano forma e ti dicono “Resta di stucco…”. E insomma è approdata in un posto che diffonde buon umore pace e amore e persino la undicenne ed il settenne hanno goduto del potere magico di queste casette che si chiamano Trulli, passeggiando rilassati e sereni e senza urgenze destabilizzanti.

E dopo aver camminato per le viuzze antiche e silenziose del paesello cicciottello, la famigliola ha salutato anche la Puglia per ritornare nei suoi 90 mq, dentro il suo sud suddissimo.

Tizianeda

Il tempo, la famigliola e la settimana

E insomma, succede che ottobre è finito, e Tizianeda giurerebbe di aver girato da poche ore la pagina di settembre del calendario colorato. Quello che ha appeso nel suo studio di avvocata, un piano più giù dei 90 mq della famigliola.
E succede che anche questa settimana è esplosa alla velocità supersonica, che ti addormenti che è lunedì e ti risvegli di venerdì e forse siamo tutti sotto un incantesimo che piega il tempo.
Ed è successo che martedì la famigliola ha accolto orde di pre-adolescenti compagni della undicenne. Dovevano fare una ricerca sugli Aztechi e la cucina è diventata una fucina di studiosi, il tavolo si è riempito di colla, forbici, di un cartellone bianco e colori. L’etere è esplosa di grida risate idee effluvi di scarpe da tennis entusiasmo cazzeggio eccitazione giovinezza allegria ed il tempo distorto si è fermato.
Tizianeda ha preparato ai giovincelli una crostata con la marmellata, che è scomparsa nel tempo di una pausa. È stata riempita di complimenti per le sue doti culinarie da un entusiasta dodicenne, che si esprime come un lord inglese e la chiama signora :“grazie Signora, molto gentile Signora, buonissima la crostata signora…”. E ogni volta Tizianeda, sente una stretta allo stomaco. Però non dice niente e sorride muta al ragazzino educato.
Ed è successo che mercoledì lo Sposo Errante ha lavorato fino a sera e poi ha dormito nella città altra dove viene portato ogni giorno dai treni sbrindellati e le strade malferme. Così i due minori la sera si sono piazzati nel lettone con Tizianeda – “mamma è la regola, quando papà non c’è noi dormiamo con te” “ma siete sicuri io questa regola non me la ricordo” “tranquilla mamma ce la ricordiamo noi” – sentendosi come truffata da quei due, felicemente spalmati tra le lenzuola e i cuscini.
Ed è successo che giovedì Tizianeda ha lavorato senza fermarsi,per non tornare tardi a casa, perché doveva prepararsi per una breve vacanza con tutta la famigliola, così riempire la valigia e sistemasi. Doveva anche comprarsi un paio di scarpe. E poiché lei nel momento in cui è necessario essere concreti e risoluti dà il massimo, si è fatta prendere da un impulso culinario irrefrenabile. E insomma è partita senza scarpe nuove ma con le sue ballerine color verde pantofola e le scarpe da tennis sbrindellate, la valigia è stata riempita tardi tardi, ma in compenso la famigliola ha mangiato lasagne, zucchine alla menta e peperoni.
Ed è successo che questa mattina, lo Sposo Errante alle 6,00 era sveglio, alle 6,15 vestito, alle 6,30 aveva parcheggiato la macchina sotto casa, alla 6,40 preparato il caffè e la colazione, svegliato i bambini, borbottato una quantità indefinita di volte verso i tre quarti della famigliola che ciondolava in preda ad un inefficiente entusiasmo –.“santo cielo quanto sei antipatico rilassati!” “ma hai preso tutto” “…uh ho dimenticato il portafoglio…anche il deodorante…” “…”.
Poi sono tutti saliti in macchina, lo Sposo Errante ha acceso il motore ed è ritornato simpatico.
E poi..insomma, poi vi racconto.
Un saluto allegro.

P.s.: Ormai da due settimane Lamedagliadelrovescio collabora per simpatia reciproca con un giornale online che si chiama Socialsud.it. La domenica Tizianeda pesca dal blog un post di un po’ di tempo fa e così lo condivide con i lettori del giornale online. Se vi va di passare siamo lì ad aspettarvi.

Tizianeda

Come Galileo Galilei e forse anche di più

Tizianeda, ormai da un po’, convive con una entità affascinante ma anche destabilizzante, una entità proteiforme e mutante.
E come per le cose che non si comprendono mai del tutto, la osserva, come fa lo scienziato con i fenomeni della natura per cercare di capirli. Tipo quel signore simpatico di tanti secoli fa, Galileo Galilei, che non si capacitava che il sole potesse girare attorno alla terra e allora con l’ostinazione dello sguardo e con con il coraggio dei visionari, ha creato un bel po’ di casini con le sue intuizioni geniali. Sì tipo lui.
Ora però, il fenomeno oggetto di esame scientifico da parte di Tizianeda, avrebbe certamente terrorizzato Galileo Galileo, più avvezzo allo studio di corpi lontani lontani e meno multiformi. Insomma, lui, lo scienziato, si sarebbe arreso, trovando molto più semplice lo studio di mondi con i quali non avrebbe dovuto interagire.
Perché il fenomeno oggetto di pervicace osservazione da parte di Tizianeda si chiama pre-adolescenza, che solo a pronunciarla ti viene un brivido lungo la schiena.
La pre-adolescenza, che ha le forme graziose di una ragazzina undicenne che vagola ignara dentro i 90 mq della famigliola.
La ragazzina, che ride di un sorriso nuovo, ormai da un po’. Che passa con la velocità di una pioggia torrenziale dalla modalità: “vi amo tutti mia madre è la migliore del mondo mio padre pure mio fratello è il numero uno”, alla modalità: “voi siete i miei nemici non mi capite ora mi teletrasporto”.
La ragazzina che ha smesso di giocare con le bambole e ritaglia le foto della rock star. Che sta scoprendo con occhi diversi, quei tipi con la voce strana, che si chiamano maschi. La ragazzina che è colta da silenzi inquietanti cui seguono inaspettati, inusuali ed entusiasti attacchi logorroici. Che ascolta la musica di cantanti sconosciuti a noi adulti, prova inconfutabile di una evidente distanza temporale tra generazioni (leggi: siamo vecchi).
E così, Tizianeda osserva la pre-adolescenza, come un fenomeno nuovo dinanzi al quale spesso si sente inadeguata, non sufficientemente strutturata, poco preparata. E succede che le viene un gran mal di pancia e vorrebbe uno di quei libri salvifici con tutte le risposte.
Però altre volte, inspira ed espira, invoca gli spiriti benevoli delle Donne Sagaci, e come d’incanto tutto sembra facilissimo. Come l’altra sera che le ha fatto un discorso lungo lungo che c’era pure il settenne, e le ha parlato di valori, di verità, rispetto, studio, cultura, indipendenza, dei no che aiutano a crescere ecc cc e le ha spiegato che anche se a volte si trasforma in Lord Voldemort, le vuole bene uguale, e che è sempre lì pronta ad ascoltare le sue parole. E dopo questo discorso che ha portato la pace cosmica nella famigliola e nei moti incostanti di questo tempo di mezzo, Tizianeda si sarebbe voluta dare una bella pacca sulla spalla da sola, ma poi si sono tutti fatti avvolgere da un sonno ristoratore, chè la pre-adolescenza consuma un bel po’ di energie, come le applicazioni alle batterie del cellulare.

P.s: Ma Galileo Galilei, se avesse avuto figli al seguito nelle sue passeggiate scientifiche, sarebbe riuscito a formulare le sue teorie o impossibilitato a trovare la concentrazione giusta, ancora avremmo creduto che il sole gira attorno alla terra? Oppure, a trovare le risposte sarebbe stata una donna, che tanto a fare e pensare alla velocità della luce anche in condizioni avverse di caos pediatrico, è abituata ormai da secoli.

Che la pace cosmica sia con voi. E un saluto allegro.

Tizianeda

Memeis ma si può dire anche meuemei

“Memeis”
“Come, settenne?”
“Vuol dire ciao in Mimiese …ma si può dire anche meuemei. In infiniti modi si può dire ciao”
Già i Miemi, gli omini che un giorno sono spuntati dal cervello iperattivo del settenne, che vivono nel mondo dei Minuscoli detto anche Pasticciato, che cantano, saltano, corrono, ballano e pare si mettano in un mare di guai.
“Anche le parole delle canzoni cambiano sempre, solo il ritornello non cambia mai…lo vuoi sentire un ritornello?”
“Sì certo”
“Hei hei monscellehi kehermahas minohei…
“Eh??”
“Vedi che il mimiese è una lingua strana”
Ipnotica come quelle lingue dimenticate nei tempi, tipo il gaelico antico o la lingua egizia dei faraoni e il settenne sarà la reincarnazione di un mattissimo Hight Lander o con questa oscura formula magica sta risvegliando tutte le mummie stese nei loro sarcofagi e domani avremo la casa invasa da omini imbalsamati e rinsecchiti.
“Ti ricordi mamma, che i Miemi nascono dall’uovo?”
“E chi farebbe queste uova?”
“Ovvio la madre…ma non sempre. A volte spuntano dal niente”
“Tipo una carota o una patata”
“Sì…e poi questi venuti dal nulla devono cercare una madre e un padre. Ma non c’è problema perchè sanno già camminare parlare e fare tutto”
“E certo”
“Spiano i genitori degli altri bambini e se sono buoni li scelgono”
“Ora vado a disegnarne qualcuno nel mondo cubo”
Già, il settenne, a scuola, ha imparato a disegnare i cubi, che poi rappresenterebbero le migliaia. A scuola appunto.
A casa invece sono delle trappole dove i Miemi vengono imprigionati. Però lui a tutti i cubi mette una porta ed una chiave nascosta in qualche angolo. Perché nelle sue storie alla fine si salvano tutti e ci si diverte un mondo.

Un Memeis allegro a tutti voi.

Tizianeda

Molto bene, molto bene yeah!

“Vengo a prenderti io nel pomeriggio…alle cinque meno un quarto”
“Sì, ma come mi devo vestire?”
“Comoda, in tuta, o metti i leggins. Ovviamente scarpe da ginnastica. E’ una palestra”
“Ok”
Tizianeda, che per stare comoda ha indossato un paio di jeans e delle ballerine color verde pantofola, è stata prelevata nei suoi 90 mq, dalla sua amica M. L’amica che sa guidare le moto, ama viaggiare sola, è capace di cambiare una ruota e aggiustare il motore della macchina come fosse il meccanico personale di Alonso. Che ti abbraccia ogni volta che ti vede, anche se non lo sa, perché lo fa con gli occhi. E tutto questo a Tizianeda piace.
Poi insieme a S., l’amica di M, sono arrivate in una palestra grande grande. Nella palestra c’è uno stanzone immenso, pieno di attrezzi per il fitness, il pavimento scuro, molti bicipiti, tanto sudore, un numero rilevante di canottiere, signore truccate, ed una luce soffusa, come in quei bar fighissimi dei film americani, dove c’è un lui una lei e dialoghi improbabili. Ma non era lì che dovevano entrare. Così ha seguito la sua amica M., e sono approdate in un altro stanzone, pieno di luce. Grande come un hangar.
“Vengono due signori che educano al sorriso. Insegneranno probabilmente delle tecniche per lasciarsi andare ma nell’ambito della disciplina Yoga.”
Così le aveva detto l’amica M. E Tizianeda, anche se pensa di non avere bisogno di guru del sorriso, con la sua amica M, ci è andata. Così. Perché è curiosa e voleva incontrare maestri di vita, spiritualità ed empatia.
E da questi maestri di vita, spiritualità ed empatia, per i trenta minuti in cui lei e le sue compagne di avventura, sono riuscite a stare dentro l’hangar, prima di fuggire, sono state invitate ad emettere versi tipo “ohoh ahah”, come Babbo Natale con le renne. A esprime la propria contentezza per essere lì in quel folto consesso agitato gridando con le braccia in alto “molto bene molto bene Yeahhh!!!!”. Hanno dovuto simulare risate rumorose da rivolgere agli sconosciuti presenti e sono state cazziate quando, invece di obbedire, ridevano tra di loro veramente. Poi qualcuno ha acceso la musica, e come per incanto la palestra si è trasformata in un gaudente villaggio turistico, con immancabile trenino umano.
“No guarda il trenino proprio no, che anche alle feste mi mette tristezza…dai ora sono tutti distratti, scappiamo prima che ci fanno di nuovo qualche cazziatone”
“Sì andiamo via”.
E così le tre donne sono fuggite, lasciando la folla e la festa di capodanno.
“Mi aspettavo qualcosa di diverso”
“Anche io”
“Sì anche io”
“Comunque il prossimo sabato se vi interesse c’è una lezione di danza del ventre…”.

Tizianeda, che ha dato risposte incerte, ancora non sa se andrà alla lezione di danza del ventre che non ci si vede proprio, o se preferirà accompagnare la undicenne in piscina al posto dello Sposo Errante…

Un sorriso yeah a tutti voi!

Tizianeda

La mattina davanti al mare

La mattina, dopo aver salutato la undicenne e il settenne inghiottiti dalle scale pubbliche della scuola, va verso il mare che tocca la sua città, come un amante a volte timido, a volte ardito e passionale, a volte rabbioso. Fa sempre la stessa strada, percorre le stesse vie che scendono giù. La sua fedele processione solitaria e geometrica. Poi arriva su una terrazza che è di tutti e sembra non finire mai, e si chiama Lungomare Falcomatà. Ed è come un balcone aperto di una reggia sospesa tra il cielo e le nuvole, che guarda tutta quell’acqua in movimento e lontano dall’altra parte del mare, l’isola, con la sua fila di montagne viola e bitorzolute. Arriva lì in quello spazio arioso, dentro un tempo di quaranta minuti di movimento a passo veloce, prima di cominciare ad incastrare le sue tante vite da tenere compatte. E mentre cammina con la musica nelle orecchie, guarda. Guarda tutto quello che le si muove intorno. Guarda i gabbiani sospesi sopra la sua testa, con il becco aperto, tonti e felici, guarda le nuvole che si spostano rimbalzando, guarda gli alberi giganti, con le foglie grandi e dure, con le radici che serpeggiano attorno alla terra, come danzatrici del ventre bonissime e forti. Guarda le signore che corrono composte, con il rossetto sulle labbra e forse la borsetta nascosta. Sorride ad un signore, sempre lo stesso, che ricambia gentile e chissà, prima o poi glielo dirà che ha lo stesso sorriso di suo fratello, del sindaco della sua città sbilenca, quello amato che non c’è più. Ormai da troppo tempo.
Poi scende da quella terrazza lunga lunga lunga, per avvicinarsi ancora di più al mare, che se vuole lo può toccare e se spegne la musica nelle orecchie, sentire.
Lì vede i ragazzini che a scuola non ci sono andati e ciondolano con un sorriso imbarazzato alcuni, mentre gli altri, i più sgamati, si muovono spavaldi. Guarda gli innamorati giovanissimi, che il mare non può nascondere i loro baci e gli abbracci, scambiati tra il rumore dell’acqua e la sabbia. Guarda una donna vestita di rosa, che cammina con i piedi dentro l’acqua e fa roteare le braccia. Guarda i vecchi con la canna da pesca, che chissà se lo prendono qualche pesce o sono semplicemente lì, ad aspettare che il mare restituisca qualche ricordo. A volte guarda la gente e costruisce storie nella testa, perché, boh, non lo sa perché. Come quell’uomo e quella donna seduti sulle scalinate dell’Arena dove in estate fanno gli spettacoli, che lei parlava parlava e si toccava i capelli neri e ricci e lui annuiva con la sua faccia bianca, ma si capiva che non sentiva le sue parole, chè la guardava confuso negli occhi e forse neanche lei capiva i suoni che dalla sua bocca si poggiavano sulla bocca di lui.
E a volte anche incontra. Come la sua amica che fa le polpette di melenzane più buone dell’universo, che camminava con la felpa verde addosso, che è dimagrita ed è ritornata come quando quindici anni fa l’aveva conosciuta. E si sono abbracciate, perché è bello incontrarsi in posti con il mare accanto, che non te lo aspetti.
E poi ad un certo punto il mare deve finire e lei tornare, per azionare la macchina di sofisticata ingegneria che è la quotidianità, anche se lei nelle materie scientifiche è sempre stata un disastro.
E insomma, si deve proprio allontanare da quel posto odoroso. Ma tanto il mare lo sa, che dentro di lei c’è già la nostalgia. Lo sa che Tizianeda, da lui, presto, ritorna.

Tizianeda