2012 archive

Due mesi prima…ed ovviamente auguri

“Mamma ho deciso come mi vesto a carnevale, ho disegnato tutti i pezzi del vestito che devo indossare. Guarda”
“Carnevale? Ma mancano ancora due mesi!”
Il settenne, che fa schizzare i suoi pensieri verso lontani mondi spazio-temporali, che ama perdersi in altrove bizzarri e fantasiosi, ha costretto l’intera famigliola a esaminare il foglio di carta su cui nell’ordine erano disegnati: 1) un pantaloncino azzurro 2) due guanti neri 3) un maglione nero 4) una pallina nera con sopra scritto “naso” 5) una coda a forma di nuvola 6) la parte davanti e la parte di dietro di una testa con due orecchie lunghe lunghe accompagnate dalle seguenti didascalie: “partedidietro” e “parteavanti”.
Poiché il tentativo di distogliere il settenne dalla progettazione ed immediata realizzazione del costume ha avuto lo stesso effetto della luce dentro un buco nero. Poiché il minore, è dotato dell’insana ostinazione di uno scienziato pazzo con le sue invenzioni, tutta la famigliola ha trascorso il pomeriggio, che sognava ozioso e privo di movimento cerebrale, nella programmazione del costume.
“I pantaloncini azzurri li abbiamo ed usi quelli. Compriamo una calzamaglia nera. Poi ti metti il tuo dolcevita. Il naso si disegna. Per la coda trovo un pon pon e lo cucio o almeno ci provo. Il problema sono le orecchie con quella forma lì”.
E mentre Tizianeda sottoponeva i suoi pensieri ad immani sforzi per adattare le sue inesistenti capacità sartoriali alla chieste creazione, lo Sposo Errante, uomo notoriamente pratico, silenzioso, e sbrigativo, trovava sul web il cappello con quelle orecchie lunghe da coniglio e senza pensarci troppo lo acquistava. Finalmente la pace e l’ozio venivano ripristinate nel micro regno della terra capovolta.

p.s.: Auguro a tutti voi curiosità, stupore e umanità. Che sia un anno di luoghi dove incontrarsi. Buon 2013!

Tizianeda

E’ successo in questi giorni

Il giorno della vigilia.

Tizianeda si è svegliata presto presto, quando ancora tutto attorno a lei dormiva e la casa muta galleggiava dentro l’ultimo buio. Si è svegliata all’improvviso, perché sono emersi dai meandri del sonno pensieri natalizi, da lasciare dentro la sua terra capovolta. Ha preso il suo mini computer da sopravvivenza e lo ha acceso. Mentre scriveva la famigliola ha cominciato a ripopolare le stanze, nel frattempo abbandonate dalla notte. Prima il settenne, poi lo Sposo Errante, in fine la decenne. Tutti scalzi e con la stessa faccia sgualcita da sbaciucchio.
Dopo la colazione, siccome il giorno della vigilia ci sono tante cose da fare, tipo completare la spesa, pensare alla tavola da imbandire in attesa dei dieci adulti e dei sei bambini che avrebbero occupato dopo qualche ora i 90 mq della casa, Tizianeda, che è avvocatessa, è andata in Tribunale per fare un favore ad una collega di un’altra città. Che mica poteva farla venire il giorno della vigilia: “ma scherzi ci penso io! Dieci minuti e sono fuori dalle cancellerie”. Ed invece nella stanza della cancelliera Tizaneda è stata più di un’ora, perché la poveretta che quel giorno si sentiva male, che svolge il lavoro per le dieci persone che in quel Tribunale non ci sono, che tra qualche mese andrà in pensione, la vigilia di Natale ha sentito irrefrenabile il dovere di andare al lavoro. “Come faccio se non vengo metto l’ufficio nei guai”. Per questo Tizianeda si è fermata e ha ascoltato questa signora dal corpo generoso e dagli occhi buoni e stanchi. Per questo si è seduta e l’ha ascoltata con pazienza, pensando che l’Italia galleggia perché c’è la cancelliera che non ce la fa più, ma non è riuscita a stare a casa mandando tutti al diavolo.
Poi Tizianeda è ritornata nei suoi 90 mq, ha accertato il persistente stato di devastazione della stanza dei due minori, ha rivolto ai due frasi poco Natalizie, ha lanciato strali e minacce ed è di nuovo uscita.
E’ entrata ed uscita da varie botteghe per comprare viveri, per poi approdare in un negozio piena di latticini gastroterroristici. Lì c’era una sua collega sopravvissuta al quarto parto, con la pelle luminosa da allattamento compulsivo della figlia nr. 4.
“Vi dispiace se passo prima che devo correre ad allattare?”.
Una donna giovane ben vestita ben pettinata ben impellicciata e molto molto bionda, l’ha guardata rilasciando la sua disapprovazione estetica alla pancia della quartipera non ancora rientrata nei ranghi della normalità. Una signora anziana molto cotonata e tristemente truccata, ha avuto un sussulto stizzito che le è partito dall’angolo destro della bocca rossa per espandersi in tutto il corpo. Un signore dal volto dimesso ha cercato di rimpicciolire fino a scomparire. Dal fondo una voce “ci mancherebbe passa pure”. Gli astanti si sono girati all’unisono verso la voce, accomunati dallo stesso sguardo livoroso, che Tizianeda ha accolto con un sorriso serafico. La donna che doveva allattare nel frattempo si è fatta servire ed è andata via.
Tizianeda è poi ritornata a casa dove per pranzo l’aspettava una quantità imbarazzante di crispelle fatte dalla mamma vecchietta. Lei ha mangiato quella morbida pasta di pane fritta, ripiena di alici e pomodori secchi insieme a bicchieri di vino generosamente versato dallo Sposo Errante. Tizianeda così ha proseguito il pomeriggio molto allegramente, sentendosi un tutt’uno armonico con l’universo e leggera come una silfide.
“Ci vediamo l’ultimo film di Harry Potter?”
“C’è “Mai dire Mai”, mamma, che è cattivo!”
“Chi?”
“Mai dire mai, Voldemort!”
“Settenne, si chiama Colui che non si deve nominare, non Mai dire mai!”.
Tizianeda che doveva cucinare per il cenone di Natale, che si era ripromessa mentendo a se stessa, di vedere solo la prima mezz’ora del film, ha iniziato a cucinare due ore dopo, alle cinque del pomeriggio. Ha apparecchiato alle sette di sera, ma per l’ora di cena tutto era miracolosamente pronto. La casa si è riempita dei nonni, dei fratelli di Tizianeda e i loro sposi e spose, di sei bambini e di un casino infernale. E dopo tanto cibo, vino, risate, imposti canti natalizi pedriatici, un tripudio di grida misto ad eccitazione compulsiva, un tipo strano vestito di rosso e la barba bianca, quest’anno alto e magro, dopo regali scartati, carta colorata e nastri sparsi per un pavimento ormai invisibile, anche questa vigilia di natale è stata archiviata nell’armadio dei ricordi allegri della famigliola.

Il giorno di Natale.

Il giorno di Natale, il copione è sempre lo stesso, ma cambiano i protagonisti e la location. C’erano la nonna santa Gina, le sorelle dello sposo errante M ed A, i nipoti belli, hanno mangiato, bevuto, riso tanto, chiacchierato, ricordato e giocato a carte. Tizianeda ha provato un gusto rilassato nel puntare capitali che andavano dai due ai venti centesimi.
Per il resto la giornata è stato un tripudio di ozio e pensieri che oscillavano tra il proposito di iniziare una dieta ferrea e punitiva o mangiare uno dei torroncini al cioccolato che giaceva insieme ad altri in una ciotola della casa. Poi Tizianeda tra la strada ardua e tortuosa piena di spine e serpi che l’avrebbe condotta al paradiso dei magri, e quella piana ed asfaltata che porta verso le anime dannate dai chili di troppo da smaltire, ha scelto. Si è alzata dal suo letto dove giaceva spalmata da tempo immemore, si è avvicinata alla ciotola appoggiata sul tavolo, ha tolto l’involucro dorato dal torroncino, e se lo è mangiato, che tanto la strada della santità non fa per lei.

Tizianeda

Che ci sia

Che ci sia un abbraccio che sciolga la tristezza, come la primavera il ghiaccio che copre la terra.
Che ci sia un sorriso per chi non crede più nell’uomo, come un passaggio magico che ti porta in un altrove colorato.
Che ci siano carezze per i pezzi rotti di una vita, come mani prodigiose che passano sugli oggetti frantumati per aggiustarli.
Che ci siano parole calde e lente per chi non si riconosce più, come un mantra antico o una preghiera arcana che scaldano e consolano.
Che ci sia un incontro lieve per chi ha ricordi che offuscano l’anima, perché il presente diventi la sola storia da conservare nella memoria.
Che ci siano occhi per intercettare la bellezza anche sotto un cielo nero.
Che ci sia stupore che scopre il prodigio dentro l’ordinario, come quando si era piccini .
Che ci siano tepore e mani da stringere per chi attorno alla tavola imbandita ha posti vuoti.
Che ci sia la passione che muove il tempo facendolo deviare, che fa sentire vivo un popolo anche se la storia gli sta implodendo addosso.
Che ci sia l’onestà che sberleffa i potenti chiusi nei palazzi.
Che ci sia la sagacia che non giustifica ma supera e scavalca.
Che ci sia la bontà che salva l’innocenza e che proteggerà il bambino.

Buon Natale dalla terra capovolta. Buon Natale a tutti voi da Tizianeda.

Tizianeda

Un pomeriggio, tacchi dodici e calzettoni di lana

“Vieni che ti abbraccio, magari è come la legge dei vasi comunicanti la bonaggine passa da te a me!”
Ride ed è bella con quella fila dritta di denti bianchi. Lei è la cugina tacco dodici, femmina in pensieri parole opere ed azioni. Si sono incontrate con Tizianeda. Lei, che abita in un’altra città calabrese è arrivata con la sua macchina e sua figlia che le somiglia. “Aspetta che mi cambio le scarpe”. Si risiede sui sedili posteriori. Tizianeda si accorge solo adesso che ai piedi, ha normalissimi stivali bassi. Una bestemmia praticamente. Dalla profondità della macchina tira fuori due oggetti contundenti. Le sue fedeli compagne di vita. Le sue scarpe dal tacco acuminato. Sfila le altre e si mette il prolungamento naturale delle sue gambe. Ora è proprio lei. Le due cugine iniziano a camminare a piede lungo una ripida discesa. E mentre Tizianeda nella normalità dei suoi accessori bipedi deambula zigzagando, lei scende con lieve naturalezza, la stessa che Tizianeda ha, quando vagola per casa con i suoi calzettoni di lana, senza la parte lieve però.
E’ tanto che non si vedono. Oggi sono felici perché l’amore vuole abbracci e corpo. Lei cammina e guarda, consapevole di ogni centimetro femmina del suo corpo. Tizianeda si affianca a lei, figlia della zia Sisa, la zia che non c’è più, la zia santa. Le cinge il braccio con il suo. “Parlami di nonna Ines, io ho pochi ricordi, tu l’hai vissuta di più” le chiede “Era bellissima, alta e con le gambe lunghe e sottili ” “Porca miseria avevo un 50% per cento di possibilità di assomigliarle e mi sono beccata il 50% sbagliato” Ridono e sembrano una cascata .“A volte stava a casa con la sottoveste nera e le scarpe eleganti, e cuciva a macchina. La nonna era matta, amava la vita, era una bambina, litigava con il nonno, si amavano follemente”.
Passano veloci le due ore che si sono regalate, si riabbracciamo. Si sentono consolate da questo fluire amoroso che ha viaggiato per generazioni e vite, dove ognuno si porta qualcosa dell’altro.
Quanto alla bonaggine invece, la cugina se l’è riportata tutta con sé insieme ai tacchi dodici, che poi mica Tizianeda ci sa camminare. Lei che già sta pensando ai suoi comodi calzettoni che l’aspettano a casa, dove ritorna lieta e carica di storie che le appartengono.

Tizianeda

Quello che piace alla decenne al settenne…e a Tizianeda

A Lei:

1. Johnny Depp. Tizianeda non avrebbe dovuto farle vedere “I pirati dei caraibi”: Johnny Depp nuoce gravemente alla salute e provoca dipendenza.
2. I gioielli, purchè non di bigiotteria e ricoperti da uno spesso strato di brillanti dalla luce accecante .
3. Il suo ciuffo, che sposta in continuazione prima a destra e poi a sinistra, a volte si ferma in questa attività oscillante, lo liscia con le mani compulsivamente, poi ricomincia con l’atavica danza femminile dei capelli.
4. Strass e pailette su magliette, pantaloni, camicie, vestiti. L’assenza di questi “sobri” elementi renderebbe per lei ogni guardaroba triste,vecchio, anonimo. Tizianeda ogni tanto guarda il suo e si chiede da chi abbia preso questa graziosa ragazzina.
5. Le scarpe con i tacchi. A volte prende quelle di Tizianeda, le indossa, cammina per casa rumoreggiando, emette mugolii di piacere e si spertica in raccomandazioni – “Non le rovinare mamma mi raccomando che poi le dovrò indossare io”, ”Si però ora posale che altrimenti non arriveranno intere”… già, per quel giorno molto molto lontano in cui uscirai la sera con i tuoi amici gridando a Tizianeda e a tuo padre, io vadooooo, mentre la loro reazione si scontrerà con la porta chiusa di fretta e con il cigolio dell’ascensore che si allontana.
6. Cani, gatti, serpenti, squali e ogni essere vivente strano. Tutti i documentari che parlano di cani, gatti, serpenti, squali e di ogni essere vivente strano.
7. La chitarra. Da sabato lei e lo sposo errante andranno insieme a musicare dallo stesso maestro. Prima uno e poi l’altra. Lui con il basso lei con la chitarra, elettrici tutti e due. Speriamo che il settenne non decida di suonare un altro strumento. Tizianeda non sopporterebbe l’idea di quei tre che si esercitano contemporaneamente in 90 mq.

A Lui:

1. La matematica. Il mistero familiare più grande, effetto di modifiche genetica sin dal concepimento…o di uno scambio nella culla. “Sai perché la matematica mi piace così tanto?” “Francamente mi sfugge” “Perché i numeri sono infiniti ed ogni giorno ne posso aggiungere uno in più, e poi la matematica è come un video gioco, è difficile però io mi diverto e così diventa facile e supero tutti i livelli” , “…”.
“Ma come hai fatto ad imparare la tabellina del nove così velocemente?” “Mamma è facile..nella tabellina del nove andando avanti le decine crescono, l’uno diventa due, il due poi tre … e le unità diminuiscono, parti da nove ed arrivi a zero, vedi si muovono così “ , “…!”.
2. La pasta e lenticchie. Più dei dolci, più delle caramelle, più della cioccolata. La mangerebbe la mattina al posto del latte, la porterebbe a scuola per merenda, la vorrebbe cucinata a pranzo e cena, od in qualsiasi momento di impellente bisogno di conforto.
3. Le donne formose. “Mamma non dimagrire per favore!” “E se mi facessi gli addominali scolpiti!” “Che schifo!”. Tizianeda non avrà mai gli addominali scolpiti anche se si sottoponesse a sedute sfiancanti, però le piace sentire dall’artefice dell’irreversibile modifica del suo ventre, che le donne con l’addome scolpito fanno schifo, anche se lei la rivorrebbe la sua pancia di tanto tempo fa!
4. La sua compagna di banco M. dagli occhi grandi circondati da ciglia che volano verso l’alto e scendono verso il basso. Sua cugina della sua stessa età che si crede sua sorella gemella, e la fidanzata da sempre F. che un giorno dice sposerà, anche se non si frequentano più da due anni.
5. Ballare, che fa con ipnotici gesti decisi e virili. Anche un ticchettio per lui è ritmo e musica. L’unica autorizzata a guardarlo è Tizianeda.
6. Ballare con le canzoni dei tamarrissimi Black Eyed Peas, la sua musica preferita. Con buona pace dello Sposo Errante che da anni diffonde per l’aria casalinga ben altro genere. I Black Eyed Peas piacciono molto anche a Tizianeda ed a volte quando è sola in casa, li ascolta a tutto volume e balla.
7. I fumetti di Topolino che legge avidamente sperticandosi dalle risate. Tizianeda ancora non ha capito cosa di quel topo educato e bacchettone lo faccia così tanto ridere.

Quanto a Tizianeda, a lei piacciono da impazzire questi due così diversi così unici, come uno spettacolo di cui non riesci ad immaginare il seguito, ma che contempli e segui … perché non puoi fare altro.

Tizianeda

Il primo bacio

“Mamma quanti anni avevi quando tu e papà vi siete baciati per la prima volta?”
Ma perché mi chiede ciò, la mia graziosa decenne nella fase pre-adolescenziale?
“Sai mamma ho visto fuori dalla scuola due ragazzini che si baciavano?”
Ecco. Magari era un bacetto di quelli veloci veloci o di quelli doppi sulle guance come si fa ai funerali . No impossibile, sarà stato un bacio lumacoso..sicuro! Tizianeda dai, ti fai prendere dal panico come una bacchettona. Tutto questo è normale. Anche tu sei stata curiosa tanti tanti tanti tanti anni fa, quando eri una preadolescente ansiosa di diventare donna, confusa da un vortice informe di sensazioni e immagini.
“Avevo ventotto anni quando papà mi ha baciato per la prima volta”.
“Così vecchia?”
“Papà lo conoscevo da qualche mese”
“Ma quando papà non c’era, il tuo primo primo bacio”
“Avevo diciassette anni”
“Oh, pensavo almeno a sedici”.
“Cosa cambia è solo un anno di differenza”
“No…così”.
Vorrei dire tante cose, a questa ragazzina dagli occhi di quel colore strano lì e così svegli, ma poi penso che sarà la vita a raccontarle la sua storia. Ad aiutarla ci penseranno il passato e un destino che hanno giocato perché lei fosse qui e ora con le sue domande curiose. Così le parlo di quella prima volta con il suo papà davanti al mare, di una gioia confusa e spaventata e di come quel gesto coraggioso e deciso dell’uomo adulto di casa (io di coraggio ne avevo molto meno) è stato il pulsante che ha azionato un meccanismo affascinante che ci ha portati a questo presente. Proprio come il misterioso effetto farfalla, che con un lieve colpo di ali scatena l’uragano in un’ altra parte del mondo, lontano lontano.

Tizianeda

Allegra e sbrindellata

E’ ritornato nei 90 mq della famigliola dentro il suo contenitore marroncino, lungo e immobile come il sarcofago di una mummia. Lo stesso da ormai dodici anni. Dodici anni in cui mani allegre tolgono i sigilli con stupore innocente, ancora di più oggi che le mani sono diventate otto, ancor di più oggi che l’operazione assemblaggiopezzialberodinatale è diventata un tripudi di caos, risate, grida e brontolii.
I quattro della famigliola, sabato si sono svegliati con in testa l’Albero di Natale che giaceva in tanti pezzi nel soggiorno. Si sono svegliati pronti per l’attività di alta ingegneria che li aspettava, anche se poi non tutti hanno svolto le stesse attività…

1.
L’operaio.
Dei quattro è il più concentrato, il più serio il più metodico. Prende, monta, apre i rami chiusi da un anno, sta attento a non danneggiare mobili pareti e suppellettili, anche se è inutile perché tanto ci sono gli altri tre. Borbotta, monta le luci in modo che l’effetto tripudio luccicante sia il migliore possibile, anche se l’Albero forse è un buco nero che assorbe la luce, scatenando l’ira dell’operaio che ogni anno acquista nuove lucine, inutilmente. Da’ direttive, richiama all’ordine gli indisciplinati, poi si arrende al caos familiare ed all’eccitazione collettiva. Lui è l’uomo adulto di casa.
2.
La rivelazione.
Il montaggio dell’Albero è sempre stata una faccenda che non lo riguardava. Prima si nascondeva tutto il tempo dentro il contenitore svuotato, sordo ai richiami degli altri. Quando l’oggetto natalizio era completo di palle e decori , occupava il suo tempo a spostare gli addobbi , danneggiare, nascondere tra i rami pezzi di casa, scuotere, giocare con le lucine, provare a spegnerle soffiando, rompere qualcosa. Quest’anno invece senza preavviso, e con grande stupore della micro comunità familiare, ha abbandonato il ruolo di devastatore indifferente, per assumere quello di assemblatore zelante di pezzi di albero con il suo papà. Lui è il settenne.
3.
L’elemento glamour.
In mezzo a noi mal vestiti, si aggirava una ragazzina sistemata per l’occasione che spiccava come un fiore in mezzo alla steppa, tra tute consunte, vestaglie azzurre con orsetti, e maglioni over size. Con i suoi pantaloni fucsia e la maglietta brillantinata color tortora, si è aggirata lieve tutto il tempo aspettando che gli uomini di fatica finissero il loro umile lavoro, e dopo aver spostato il ciuffo dei capelli prima a destra e poi a sinistra almeno mille volte, si è dedicata alla successiva attività estetica di collocazione degli addobbi.
4.
La fotografa.
Ha indossato un enorme maglione di pile dello sposo, grossi calzettoni di lana rossi che fanno molto Natale, e si è aggirata in mezzo al caos familiare. Ha fotografato lo Sposo errante mentre assemblava borbottando contro le luci, il settenne sotto il peso dei rami sintetici che trasportava, la decenne seduta che guardava toccandosi con gesti lievi e femminili i capelli, i suoi piedi rossi, i sorrisi di tutti, il movimento, le palline di natale sparse sul tavolo, l’Albero in tutta la sua magnificenza con le lucine che non illuminano mai abbastanza, gli addobbi di forme e colori diversi messi a caso dai minori, tutto molto lontano dalla perfezione armonica che vedi nelle riviste.
“L’Albero di Natale più brutto del mondo” dice ridendo lo Sposo Errante.
“No, allegro e sbrindellato…come noi” gli risponde la fotografa Tizianeda, guardando quel monolite verde, pensando che la felicità è proprio così, sbrindellata e allegra.

Tizianeda

Come le piccole cose

Oggi Tizianeda vuole ringraziare il suo piumone, il suo cuscino e le lenzuola, loro che sono la costante rassicurante presenza delle sue notti invernali, i suoi amichetti del cuore nei momenti di stanchezza narcolettica.
Vuole ringraziare la torta al cioccolato e pere che ha preparato con mani benevole la sua amica dalla voce calma e la risata avvolgente. Perché per quattro giorni Tizianeda si è svegliata la mattina con il piacere già in bocca che le avrebbe procurato quel dolce scuro e morbido.
Vuole ringraziare la sua mamma vecchietta, ché un pomeriggio mentre stava per addentare l’ultima fetta di quella torta , le ha detto che é ingrassata pizzicandole i fianchi. Tizianeda ha detto addio per sempre alla fetta incamerando un granitico malumore .
Vuole ringraziare il giramento di testa che l’ha bloccato a letto un pomeriggio, impedendole di dividere i due minori debosciati che tra risate isteriche e grida di guerra si sono menati come due belve da combattimento .
Vuole ringraziare quegli studiosi, tutti senza figli ovvio, che sentenziano con certezza monolitica che i fratelli più si picchieranno da piccoli più si vorranno bene da grandi, perché dopo quelle botte Tizianeda pensa che l’amore tra i due tipi, un giorno sarà immenso.
Vuole ringraziare la cannella perché è una parola bella e antica e un profumo che la porta indietro nel tempo dentro una bottega bianca di farina, di forme tonde e vive destinate a tramutarsi come un incanto natalizio in dolcetti Svedesi.
Vuole ringraziare le calze 40 denari. Perché prova un piacere sadico nel pensare che sotto quella spessa coltre di nailon si nascondono due gambe dall’ ecosistema rigoglioso, che nessuna mai vedrà.
Vuole ringraziare lo Sposo errante, perché la sera quando la casa gli restituisce la stanzialità, non si dimentica di ascoltare la lezione di Storia della decenne, spiegandogliela. Perché come un fotone vibrante la passione del padre passa nella testa della ragazzina, che assorbe lo stesso sguardo curioso sul passato, come la clorofilla la luce.
Vuole ringraziare gli sconosciuti quando sono gentili così all’improvviso, quando entrano lievi nella tua vita giusto quell’ attimo per poi scomparire ancora. Come una donna alta alta senza nome che ha sollevato da terra la mamma vecchietta caduta per strada, restituendole chiavi e scarpe sparse sul marciapiede.
Vuole ringraziare un alto funzionario di vattelappesca presentato a Tizianeda, che ha scherzato tutto il tempo sganasciandosi dalle risate, dicendole che mentre gli uomini lavorano, le mogli fanno acquisti usando le carte di credito dei mariti. Tizianeda avrebbe voluto lanciargli in testa il computer che aveva nella borsa. Non lo ha fatto e un po’ se ne è pentita.
E vuole ringraziare la buona notizia che ha avuto oggi, dentro una giornata fredda e acquosa, in cui le hanno detto che no è tutto ok, che è stato un errore con tante scuse. Però Tizianeda ha avuto paura in questi giorni. Ha avuto paura per una persona amata da tutta la famigliola, amata da lei. Per questa persona che è una costante densa nella sua vita. Che è come le piccole cose che ti fanno dire grazie, come il tepore, come la gentilezza,come un dolcetto fatto in casa, come un bel ricordo.

Tizianeda

La città dove la famigliola vive

“La città dove la famigliola vive è un posto moooolto bello ed accogliente.
La famigliola è taaanto fortunata, perché la città dove vive è pulita e piena di alberi.
La città dove la famigliola vive è ricca di aree verdi e linde dove i bambini possono giocare.
La città dove la famigliola vive è stata costruita secondo rigidi parametri urbanistici, nel rispetto delle regole grazie al fermo controllo degli onesti funzionari sparsi per gli uffici .
La città dove la famigliola vive ha le strade perfettamente asfaltate. Non ha memoria la famigliola di deformazioni o di buche e dio non voglia, di enormi voragini, dove per esempio, ma proprio per esempio, vi potrebbe precipitare un enorme camion dei pompieri, di quelli che fanno casino con le sirene e salvano la gente dai palazzi in fiamme.
Nella città dove la famigliola vive si fa la raccolta differenziata. Di spazzatura…non se ne vede traccia per le strade.
Nella città dove la famigliola vive c’è sempre silenzio.
Nella città dove la famigliola vive, gli amministratori sono tutti capaci ed onesti. In questi anni hanno trasformato la città bella e gentile, in un Eden, un luogo ambito dai turisti di tutto il mondo, una metropoli dotata di ogni confort come un albergo a cinque stelle, di quelli che trovi le pantofoline grassottelle per la doccia o il cesto di frutta con i ringraziamenti della direzione.
Nella loro città, non c’è malaffare e i politici pensano incessantemente al bene comune della gente. Non ci dormono la notte per trovarlo. La cultura è al primo posto delle cose da realizzare. Mica qui si invitano quei personaggi della televisione per farli passeggiare d’estate per le strade frequentate. O si chiamano cantanti internazionali dalla carriera in declino, pagandoli un mucchio di soldi, mentre per esempio, ma solo per esempio, la gente in casa non ha l’acqua. Nooooo! I soldi pubblici non li sprecano così. Qui si investe anche sulla formazione mentale dei ragazzi. Infatti le scuole sono tenute in gran conto. Per non parlare degli asili comunali. Pensate che proprio in questi giorni “36 maestre che amano la città”, hanno manifestato davanti al Palazzo comunale, per ringraziare gli amministratori del rispetto e dei riconoscimenti che hanno ricevuto in questi mesi. Non come in certi altri posti dove le maestre si addossano le spese dell’asilo per poter andare avanti in qualche modo, loro ed i bambini.
Nella città in cui la famigliola vive non succedono mai cose stranamente sconvenienti o ambiguamente drammatiche. Gli amministratori sono talmente onesti che girano con le suole delle scarpe bucate, poveretti, o le giacchette consunte, che sembrano usciti da una storia del libro “Cuore”. E se sbagliano, tranquilli lo ammettono subito e se ne vanno, scompaiono, si eclissano, in preda alla vergogna ed ai sensi di colpa. La famigliola ama coloro che ci hanno amministrato in questi anni e reso la loro città bella e fiorente. Per questo augura loro ogni bene possibile, che Dio li abbia in gloria e un giorno li accolgano i martiri del cielo, che tanto sono lì ad aspettarli!
Nella città dove la famigliola vive ci sono anche tre Commissari, intensamente voluti dai nostri sagaci ed onesti amministratori. Loro, gli amministratori, essendosi avveduti di un avanzo di denaro pubblico di circa settecento milioni di euro, hanno richiesto la nomina di questi tre uomini del Governo, per essere assolutamente certi che questa montagna di soldi, non finisca nelle mani di affaristi e malavitosi. Siamo meglio di un civile e moderno paese del Nord Europa! Come è fortunata la famigliola. Come sono fortunati i suoi concittadini!”…

…”Cosa stai scrivendo” chiede a Tizianeda, lo Sposo Errante mentre suona “One” degli U2 con il suo strumento amato, il basso elettrico.
“Niente…sogno”.

Tizianeda

Un complicato inevitabile stadio dell’esistenza

“Sono l’unica che non esce sola con i compagni…tu mi fai sentire diversa!!”
Quando arriva è come un botto inaspettato che ti fa sussultare, una porta che si spalanca forte su una stanza sconosciuta, un enigma pieno di grovigli e trabocchetti. Così, ti senti come quando hai una parola sulla punta della lingua ma proprio, proprio non spunta dai meandri della memoria.
Quindi inspiri ed espiri, evochi tutte le energie benefiche del cosmo, speri che la Forza sia con te, sentendoti come Frodo nella Terra di Mezzo, come Obi-Wan Kenobi alle prese con l’Impero Galattico, come Teseo nel labirinto del Minotauro.
Solo che qui non hai di fronte un orrido mostro, ma una graziosa bambina con due grandi lirici occhi azzurro-grigi, circondati da ciglia ipnotiche. Una graziosa bambina di dieci anni ancora invischiata nell’infanzia ma attratta da un complicato inevitabile stadio dell’esistenza: l’adolescenza .
In mezzo a questo delirio ci sei tu costretta a misurarti per la prima maledettissima volta con questo spazio emotivo temporale che arriva all’improvviso come un acquazzone estivo, con questa bambina che la sera è Hermione Granger e la mattina dopo Lord Voldemort.
“Tesoro ricordati che c’è un tempo per ogni cosa, non avere fretta di disfarti dell’infanzia, perché una volta che la lasci non torna mica più. Certo poi verrà un tempo affascinante ed intenso, ma l’infanzia finché puoi tienitela stretta”.
“Ma quando finisce l’infanzia?”
“… ecco…credo… quando non ti diverti più a giocare con le bambole”.
Come un gran colpo di fortuna, come un buon senso che non sai di avere, ma che emerge nei momenti di ansia da prestazione o di terrore puro, queste parole si sono insinuate dentro i dedali mentali della ragazzina, ancora in bilico tra quello che è e quello che sta diventando…almeno per un po’.
Poi si ricomincia daccapo. Alle richieste di passeggiate pomeridiane con le amiche, si aggiungono le uscite al cinema con i compagni (anche maschi?) e persino l’aperitivo.
Sono certa che, questa ragazzina con lo smalto colorato sulle unghie, che si sistema ossessivamente il ciuffo dei capelli, ma poi si dimentica di lavarsi i denti, che va in estasi per un bel paio di scarpe con i tacchi ma gioca ancora con il fratello di sette anni, che da grande vuole fare la biologa, l’attrice, la stilista, la veterinaria o la salvatrice eroica di animali strani sparsi per la terra, sia confusa da tutto questo divenire. Dentro e fuori di sé.
Sono certa che alcuni no, non sono il muro che arresta il cammino, ma la scala sulla quale inerpicarsi per imparare l’attesa.
L’unica cosa di cui non sono certa, è se da questa tempesta e passione ne uscirò indenne, con i nervi ancora saldi e la serena consapevolezza che anche io tanto tempo fa ho attraversato lo stesso guado di mia figlia. Ma soprattutto con la ferma percezione che no, io oggi non sono come era la mia mamma vecchietta, allora inflessibile professoressa di lettere. O invece, sono proprio come lei?

Tizianeda