Una faccenda complicata

Nel tempo in cui mia nonna era una ragazza, quando essere donne era una faccenda complicata, certe parole non si potevano pronunciare e di certe cose non si doveva parlare, perché non stava bene. Nel tempo in cui mia madre era una ragazza, quando essere donne era una faccenda complicata, è arrivata la concessione degli eufemismi o della fantasia verbale.
Molti anni sono passati da allora, i costumi si sono evoluti, la modernità ha preso il sopravvento, essere donne continua ad essere una faccenda complicata. Però, di coloro che non si dovevano nominare, oggi ne parlo con serenità alla ragazzina, in un raro momento di solitudine ed intimità.
“Voglio essere onesta con te, quando un giorno arriveranno saranno una gran rottura di scatole, però devi pensare che sono anche il racconto di una storia sorprendente. Noi donne siamo legate al ciclo dell’universo. Siamo come la luna che ogni ventotto giorni ci ricorda la sua perfetta natura sferica!”
E poi parlo parlo, mentre lei mi guarda muta e spiego non utilizzando più l’infida bugia dello sciroppo di mirtilli. Mi sento orgogliosa dell’uso sapiente delle mie parole, anche perché questa storia della perfezione sembra affascinarla. Ma proprio mentre mi stupisco di quanto sia stato facile affrontare l’argomento con mia figlia e assaporo la certezza di averla preparata per il futuro, ecco che arriva l’imprevisto.
“Chi è che si è fatto male?”
Il seienne! No, dove diavolo era!
“A me il sangue fa schifo. Quando ero piccolo e mi hanno infilato l’ago nel braccio per farmi le analisi stavo svenendo. Ti ricordi mamma?”
Intanto la ragazzina si allontana.
“Dove vai?”.
“Mamma, ho bisogno di bere un bicchiere d’acqua, mi viene da vomitare!”.
Il lento lavoro di emancipazione che ha attraversato generazioni di donne, distrutto in pochi secondi da un seienne.

Tizianeda

2 thoughts on “Una faccenda complicata”

  1. bianca ha detto:

    la nonna b. le definiva “l’ambasciatore”….!!!!

    1. Tizianeda ha detto:

      Ma davvero!? Questa mi mancava 😀

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