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Corrono di notte sopra i tetti delle case. Fanno capriole, ridono spettinate e scalze. A volte si fermano, guardano il lato occulto della luna, ma giusto un po’, per non affondare in cupe malinconie. Sentono il loro respiro adulto. E’ della donna che sono diventate, che dorme sotto il tetto. A volte la chiamano quando si inceppano, perché si prenda cura di loro. A volte chiamandone una accorrono tutte le altre. Si mettono in ascolto, tendono le mani. Corrono le bambine di notte sopra i tetti, mentre le donne che sono diventate sognano dentro respiri stanchi. Corrono, sono come il vento, sono il silenzio della notte che cattura i rumori del buio. Corrono per farsi guardare dagli occhi nascosti della luna e dalle foglie che si rinnovano a ogni stagione e fremono non viste. Corrono per farsi guardare dalle code dei gatti, dalle civette tra gli alberi, dalle scope delle streghe, dalla musica in fuga dalle case, dalle luci accese delle stanze, dai voli degli insetti, dai gesti ripetuti, dalle briciole di pane, dal vino, da presente, dal futuro. Corrono lasciandosi alle spalle quello che sarà, le linee storte, le voci dissonanti, quel momento che, quell’attimo in cui. Corrono per ogni minuto irrigidito, così manipolarlo e comporne un’armonia. Le bambine corrono sui tetti, fanno le capriole, si fanno prendere dal vento, si lasciano posare fiduciose. Sbirciano le vite, con occhi affamati. Guardano dormire la donna che sono diventate, le bisbigliano parole dentro le orecchie, le soffiano sul collo, le prendono la mano, la baciano nel sonno. Le bambine che corrono sui tetti a volte si fermano, stanno in attesa della donna che sono diventate, quella che dorme qualche piano più giù. E quando quel richiamo tacito la sveglia, allora anche lei sale sui tetti. Si siede accanto alla bambina, contemplano in silenzio la notte, pensando che in fondo, da quell’altezza lì, il buio non fa poi così paura.
Questo post è dedicato a una bambina, al nuovo taglio di capelli che l’ha resa torva, alla donna speciale che diventerà anche grazie ai tagli sbagliati, all’arte di riderci sopra che imparerà.
Tizianeda