Mag
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Fatto sta che precisamente, oggi proprio oggi, sono esattamente, compiutamente, tignamente dieci, dico dieci annetti di questo bloghettino che è iniziato tutto carino, bellino, garbatino. Che c’avevo dieci anni in meno e ora dieci vite in più, una per ogni anno aggiunto che mi pare che tanto tantissimo fu in questi tempi scapestrati, a volte bistrattati, ma minchia belli se belli e minchia difficili se difficili. Ma forse più difficile è stato il prima del blog, che non lo sapevo e parecchio non lo sapevo, che il prima lo capisci giusto appunto dopo e a volte molto dopo. Ed è questa la vita nostra umana e disumana, che non ti capaciti che cambi, che cambia, che cambiamo in questa coniugazione esistenziale. E che stupidore bello iniziare questo gioco, che ve lo scrivo come viene, tutto sgrammaticato, per questo scoppio di troppa vita extrasistolica. E c’è qui in questo bloghettino, il raccontato che si attorciglia, tutto si attorciglia come l’edera al cuore, con il bisogno spaccato di annaffiare i buchi neri con la luce. E grazie grazie grazie amici e amiche. Abbaiate coraggio, come i cani la notte abbaiatelo il coraggio, meglio se non soli, ma con uno o più accanto che se cadi con il male di buccia di pelle assanguata, c’hai l’accanto che non ti inciampa e continui di anno in anno e i figli crescono e le mamme imbiancano e i padri non lo dice la canzone, ma siamo qui come lumi accesi alle finestre a cercare di capire questa strada trafficata, di incroci e semafori rotti e automobilisti confusi e strisce pedonali scolorite. E questo è il quanto di una delle tante particelle di vita. Una minuscola è racchiusa in questo blogghettino. E ora soffio su questa prova di resistenza, con le penne colorate accucciate nei buchi neri a consolarli per ogni tradimento di luce. Spegniamole ‘ste dieci candeline soffiamo come il vento sotto le gonne, soffiamo come le madri e i padri sui cibi bollenti dei bambini. Restituiamo aria all’aria, perché non sia mancanza, ma sfamare e ringraziare.