Come un albero di Frassino

“Buongiorno mamma!”
“Buongiorno tredicenne…”
“Volevo dirti che sono innamorata di un personaggio immaginario…”
“Cielo…e chi sarebbe?”
“Un vampiro!”

Santo cielissimo!! Vabbè, sempre meglio del principe azzurro ossessionato dalle ragazze semi-morte. Però un vampiro, uno che succhia il sangue, sul collo poi, tipo succhiotto…santo cielo. Uno che sì è gentile, ma poi quando meno te lo aspetti va giù di brutto, un fighetto malaticcio ed emaciato. Uno stronzo insomma…

“Mamma ma tu alla mia età non eri innamorata di un personaggio immaginario?”
“Non credo…non so…fammi pensare … in effetti sì, ero innamorata di David Bowie ”
“Ma David Bowie esisteva”
“No il David Bowie che era nei miei pensieri non esisteva e poi lui era ultraterreno proprio come un vampiro…non poteva esistere”
Così ho cercato di ritornare ai miei tredici anni da ragazzina sempre innamorata. A quell’età l’amore è un grande esperimento, ché non ne sai molto e procedi a tentativi. Lo fai per anni in effetti, sperando di trovare prima o poi la formula giusta, l’equazione perfetta, la soluzione del problema, ma senza operazioni. Ché l’amore non è addizione e neanche sottrazione, non è dividibile e quello che puoi moltiplicare sono le esperienze. E così inizi a farlo, a sperimentare intendo. L’amore è un grande esperimento che inizia da subito, quando è fatto di carezze, corpi in movimento, voci e odori. Quelli dei genitori. Poi ti entra nella testa e te lo immagini, perché la scienza ha bisogno della fantasia, per vedere dove le formule non arrivano con la loro precisione geometrica. E allora se non ha la forma del ragazzino o della ragazzina che ti fanno battere forte il cuore, fluttua e si insedia in un personaggio immaginario come il vampiro della tredicenne, o David Bowie, che non esistono ma sono verissimi perché verissime sono le emozioni che provi. E quelle emozioni sono esperimenti, prove tecniche, la tacca sullo stipite che disegna la crescita, il passo in avanti tra quello che sei e quello che diventerai. E intanto dentro c’è un meccanismo che elabora, seleziona, scansiona, include ed esclude. Tutto questo per trovare quella benedetta formula, l’equazione perfetta. E poi ti innamori, ti disinnamori, pensi di aver trovato quello giusto, capisci che ti sbagliavi perché quell’amore sbagliato lì era una proiezione immaginifica, ché il vampiro e David Bowie a un certo punto hanno fatto a cazzotti con la realtà ed hanno perso.
E insomma, continuo a pensare alla tredicenne e al suo mondo acerbo, oscillando tra la voglia di lasciarla scorrazzare libera e di proteggerla. Ma non le insegnerò nulla sull’amore. L’amore non si insegna con parole racchiuse dentro formule esatte. Perché è quanto di più inesatto e imperfetto ci sia nel suo essere profondamente umano. Le dirò soltanto che l’amore non le deve chiedere di cambiare, di barattare la sua libertà ed essenza. L’amore quando arriva non la dovrà far sentire la metà di nessuno, ché diciamolo, la storia della mela è una scemenza colossale. L’amore, quando arriverà, la farà sentire solo più piena e per questo più leggera. E se il suo cuore le batterà forte e chiaro per un vampiro, le insegnerò a cucinare pietanze a base di aglio e a pronunciare parole da piantare nel cuore, per farle germogliare come un albero di Frassino.

Tizianeda

3 thoughts on “Come un albero di Frassino”

  1. zio Peppino ha detto:

    Il mio primo amore: I profitteroles

  2. marinella ha detto:

    Tizianeda mamma trepida…….. è vero, l’amore non si insegna a parole, ma si offre, si cuce addosso con mille carezze e pochi rimproveri, si percepisce nelle annusate dolci e nei richiami fermi…. Eppure, al mio ormai ventunenne, una piccola formula matematica l’ho data: in amore, in quello vero che ti lascia libero e migliore, uno più uno fa almeno tre!
    Baci!

  3. tizianeda ha detto:

    Ciao Marinella bella…ma la tua è matematica creativa che l’amore lo sa spiegare o almeno intuire benissimo. Baci ❤️

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