2014 archive
Ti saluto, mio caro anno. Si invecchia presto dalle tue parti.
Ancora qualche ora, prima di contare al contrario, facendoti scomparire dentro i nostri zero.
Stapperemo bottiglie, ci concederemo qualche bacio commosso dentro abbracci confusi, accenderemo petardi per riempire con il rumore chissà che.
E mentre tu, andrai via scomparendo, noi saremo presenti a celebrare il nostro esserci, i giorni e le ore che arriveranno, l’amore per la vita, lo stupore per ogni ancora e qui e ora.
Lanceremo il tempo alle nostre spalle, come si fa con il sale, per scongiurare la mala sorte. Varcheremo la soglia con malinconia e sollievo. La vita ha tanti volti e maschere.
Ti lascio mio caro amico, con un soffio lieve ti farò volare dal palmo della mano. Ti vedrò scomparire. Rimarrà quello che mi hai dato e che mi ha trasformato. Porterò una valigia di inimmaginabile bellezza, di gratitudine stupita. Sentirò il peso dei giorni difficili che mi hanno segnato le mani e il cuore e con loro emozioni leggere a rinfrescare il respiro e gli occhi. Li spargerò sul pavimento del nuovo anno. Mi fermerò un attimo, prima di dirti addio. Lo farò per rinnovare la memoria.
Lo farò sorridendo.
Tizianeda
Vigilia di Natale:
a pranzo.
La famigliola è stata invitata da amici per mangiare crispelle. In questi convivi succede questo: una persona frigge l’impasto, tutte le altre mangiano. Per par condicio c’era anche una distinta signora nordica immigrata al sud da decenni e da decenni sconcertata per l’attitudine naturale dei meridionali al cibo. Tizianeda allora, in difesa delle usanze suddiste si è abbandonata a una dissertazione sul significato del cucinare e del mangiare, paragonando tale attività a una corrispondenza amorosa. Per dare una dimostrazione pratica ai suoi pensieri, continuava a ingurgitare crispelle cucinate dalla sua amica A. E lo ha fatto con molto sentimento.
a cena.
La vigilia di Natale, nei 90 mq c’erano i quattro della famigliola, i fratelli di Tizianeda con coniugi e figli, i nonni vecchietti, un’altra nonna vecchietta e ancora una famigliola di quattro elementi. Tutti si sono intrattenuti attorno alla tavola in molteplici “corrispondenze amorose” da sud suddissimo. Poi è arrivato Babbo Natale. Miracolosamente, come ogni anno. Era bruttissimo, con gli occhiali, la barba cotonata e aveva una pancia grossa e bitorzoluta come una mongolfiera gonfiata male. I bambini non se ne sono accorti però e hanno regalato il loro stupore anarchico, come tutti gli anni.
Natale.
La famigliola dai 90 mq si è spostata in blocco a casa della nonna santa Gina, la mamma dello Sposo Errante. Lì oltre la nonna, c’era la sorella dell’uomo adulto di casa arrivata da Roma con famiglia, perché a Natale il sud suddissimo si riempie degli indigeni ormai forestieri. Loro, quelli che vanno via, tornano durante le feste nella città sbilenca per ricucire le nostalgie. Almeno per un po’. C’era anche l’altra sorella con marito e figli. Tutti come erano, si sono seduti attorno alla tavola e hanno mangiato. Sempre con molto sentimento.
Gli altri giorni.
E che ve lo dico a fare…
Da domani tisane e mutismo.
Tizianeda
Carissimo Babbo Natale, che tra poche ore fluttuerai sopra i cieli di tutto il mondo, a scontare i 364 giorni di ferie, volevo dirti di non preoccuparti per me. Io, mentre tu riposavi in compagnia delle renne, sì, insomma io di regali ne ho ricevuti tanti e inaspettati. Quindi non so proprio cosa chiederti. Anzi volevo dirti, non per spaventarti o per sminuire il tuo meraviglioso ruolo, che il mondo è pieno di personcine come te, anche se non hanno slitta e renne e non volano la notte in mezzo alle stelle sorridendo gioiosi, pensando alla felicità da distribuire…
Ecco, mio mia caro e buono Babbo Natale, in realtà non è proprio così. Babbino mio, in verità, ci sono persone che volano nella notte e sanno riconoscere le stelle e regalano quel sentimento lì immenso, che noi umani abbiamo paura di pensarlo e pronunciarlo e perderlo. Si chiama amore questo sentimento qui, che è una cosa che non ci credi e bisogna essere bambini per contenerlo con leggerezza.
E’ per questo che tu e quelli come te, non sentite freddo ad attraversare la notte invernale, vero? Perché è la vostra coperta di lana, che non è di quelle sempre corte che se tiri da una parte lasci scoperta l’altra. Vero che è così?
Ecco volevo dirti, che io da persone così, piene di questa grazia leggera, in questo anno strano, stranissimo, sono stata avvolta. Alcune c’erano già, altre si sono aggiunte, altre arriveranno. Io lo so. Basta allargare le braccia.
Ora ti saluto, babbino bello e Buon Natale.
E se ti capita di volare, un qualsiasi giorno dell’anno, sopra i miei 90 mq, sappi che la finestra è sempre aperta e la casa è piena di coperte di lana.
E Buon Natale anche a voi miei tutti belli, che mi scaldate un bel po’, ma proprio un bel po’.
Tizianeda
L’ultima volta che ricorda di essere salita su un palco, con la gente giù seduta a guardarla, aveva nove anni, un velo in testa, gli occhi grandi, gli incisivi superiori anarchici, un corpo minuto e la felicità consapevole di avere il ruolo più importante nella recita della scuola: la Madonna.
Da allora su in alto, con la gente sotto a guardarla non c’è salita più e quindi ha perso l’abitudine. Per questo quando il 19 pomeriggio, che è venerdì, salirà sul palco dell’”Associazione Incontriamoci Sempre” della sua città sbilenca, per parlare di “Internet e La Comunicazione”, le verrà la tremarella. Almeno fino a quando si siederà comodamente sul divano piazzato nel centro. Perché alla sua destra ci sarà chi organizza questi incontri fatti di chiacchiere e scambi di idee. L’uomo che lavoro su un ufficio mobile, affacciato su un panorama mozzafiato che non finisce mai. Il David Letterman del sud suddissimo, un po’ matto e un po’ visionario, fuggito chissà quando e chissà come da Macondo. Alla sua sinistra, sempre seduto accanto a lei, ci sarà il Signor Direttore del giornale online per il quale Tizianeda scrive: Zoomsud. Lui che dispensa in egual misura consigli e cazziatoni che sono anche sagaci lezioni di giornalismo. I cazziatoni, intendo. E poi ci sarà lei, la donna con gli occhi da aliena e i capelli color della terra con cui ha un’affinità elettiva accertata e certificata, che leggerà qualche post e qualche pezzo del giornale. Non sa se sarà seduta sul divano, su uno sgabello, un trono, una poltrona, in piedi o sospesa a completare il presepe. Sa che sarà bravissima.
E insomma tutto questo, per dirvi che siete invitati a venire in questo posto che una volta era una stazione ferroviaria, che ora sembra galleggiare tra palazzi, strade e svincoli. Dei treni che passano, non c’è più traccia. Di questi mezzi ferrosi che attraversano rumoreggiando i paesi, è rimasto però, in chi organizza incontri come questo, il senso del viaggio con i suoi panorami incantati e mutevoli, il bisogno di raccontarlo e condividerlo e il desiderio di conoscenza e scoperta.
Questa è la locandina. Ci sono anche io…e vi aspetto.
Tizianeda
Succede che il novenne, quasi tutte le notti, da un po’ di tempo, transita dal suo letto a quello dei suoi genitori. Si avvinghia a metà corpo di Tizianeda e si riaddormenta placido. Succede quindi, che Tizianeda si dedichi allo sport estremo notturno “staccailbambinodalcorpo”. L’attività che richiede doti atletiche e psichiche eccezionali, consiste nello spingere il più possibile il bambino verso il lato dell’altro genitore, con la speranza che nell’intontimento del sonno si confonda e si avvinghi a lui. Tizianeda deve essere una schiappa in questa disciplina, perché il bambino una volta staccato ritorna ad attorcigliarsi a lei, causandole la necrosi temporanea mattutina di metà corpo.
Succede che Tizianeda, non ricordi quasi nulla di quello che le è successo in questi giorni, perché vive in uno stato di torpore e confusione e ha la sensazione di fare tantissime cose e quindi di non farne nessuna. Ricorda però di essere andata a una riunione, in un posto vicino casa, di aver ascoltato con molta attenzione e pazienza i discorsi tenuti anche se erano tanti e lunghi. Ricorda di non essersi trovata in sintonia con quanto detto e che anzi li ha trovati un biliardo di biliardi lontani dal suo vedere e sentire. Ricorda che ha provato una tristezza cosmica e anche il suo cuore doveva essere triste perché le batteva forte nel petto. Ricorda che in quel salone pieno di persone che la pensavano tutti allo stesso modo, ci sono state tre voci dissonanti. Una di queste era la sua. Le altre di due sposi, a cui va tutta la sua gratitudine , per non averla fatta sentire sola. E ricorda che a un certo punto lei si è ritrovata con un microfono in mano e ha parlato parlato e diceva a tutti che non capiva i loro discorsi che non li condivideva e che lei non aveva paura come loro. Ha parlato della sua famigliola anche. E ricorda che sorrideva mentre parlava. E quando è dovuta andare via, perché era proprio tardissimo e c’erano tre derelitti ad aspettarla a casa, uno dei relatori, giovane, magro e altissimo l’ha seguita perché voleva ancora convincerla delle sue opinioni. E Tizianeda vedendolo così accorato avrebbe voluto abbracciarlo e dargli un bacio sulla fronte anche se non sarebbe arrivata così in alto e avrebbe voluto dirgli tante cose, ché la giovinezza va e non torna mica neanche per sbaglio. Ma era tardi e lo ha lasciato lì solo con le sue idee granitiche.
E insomma, tutto quello che sa e ricorda di questi giorni confusi, è che lei veramente non ha paura, men che meno di esprimere il suo pensiero davanti a un a platea affatto allineata alle sue convinzioni, perché se non hai paura puoi esercitare la leggerezza e sorridere nonostante tutto e parlare, parlare parlare con un microfono in mano e il cuore che ti batte forte. E poi le guerre e le crociate la sfinirebbero troppo e le bastano gli sport estremi notturni.
Ho scritto troppo lo so. Però se siete arrivati fin qui vi beccate l’augurio:
un buon inizio settimana senza paura e un saluto allegro e leggero a tutti ma proprio tutti voi.
Tizianeda
Domenica 7 dicembre.
Per motivi organizzativi interni ai 90 mq, la famigliola ha montato con un giorno di anticipo l’albero di Natale che possiede da ormai 15 anni. Dei quattro elementi, tre versavano in uno stato di eccitazione caotica, uno, come tutti gli anni, era serio e concentrato, come il Capitano Kirk sull’Enterprise alle prese con un attacco alieno. Il Capitano Kirk è sopravvissuto agli alieni che hanno attentato al suo equilibrio zen, senza tuttavia scalfirlo.
L’albero ora è completo di sfere colorate e luci ipnotiche come una navicella spaziale.
Lunedì 8 dicembre.
La città sbilenca del sud suddissimo di Tizianeda, è stata avvolta dalle prime ore del mattino dal profumo antico di farina acqua e lievito, che fuoriusciva dalle finestre delle cucine per spargersi nell’aria. Poi verso mezzogiorno, l’impasto lievitato raccolto dentro due cucchiai a dargli una forma tonda, è stato immerso nell’olio bollente per uscirne trasformato in migliaia e migliaia di “zeppole”, ripiene e non. Anche Tizianeda con gli altri tre della famigliola, le ha mangiate a casa di amici che lei conosce da quando era ragazzina e con cui si vuole una montagna di bene. Poi ne ha preso altre a casa di altri amici a cui Tizianeda vuole anche tanto bene bene. Ché le zeppole non sono soltanto delle entità culinarie ipercaloriche che una volta ingurgitate non andranno mai più via dal corpo. Le zeppole sono casa e famiglia e affetti. E se vi è capitato di passare nella città sbilenca questo lunedì, e passeggiando per le strade, avete sentito dentro una strana sensazione di peace&love, non vi spaventate. E’ stato l’effetto allucinogeno dei fumi dell’olio bollente aromatizzato di zeppola, che avete inconsapevolmente sniffato.
P.S.: In questo fine settimana Tizianeda ha anche ascoltato discorsi molto dissonanti con l’effetto peace&love all’aroma di zeppola. Vorrebbe dire e scrivere tante cose, ma non lo farà, almeno non ora, perché ha bisogno di riflettere e trovare le parole giuste, che parlino di amore e sentimenti che non hanno genere, perché appartengono a ogni essere umano a cui batte il cuore a un ritmo tutto suo e di nessun altro.
Un saluto pace e amore a tutti!
Tizianeda
– Gli esperti di comunicazione giovanile dei 90 mq, i minori, hanno detto a Tizianeda che lei e lo Sposo Errante shippano. Su sua richiesta, a Tizianeda è stata fornita la seguente spiegazione che più o meno, può essere riassunta così: voi shippate = vi quotiamo come coppia, ci piacete una cifra, continuate così, bravi, è bello vedervi insieme, non lasciatevi mai, vi vogliamo assai bene mamma e papà, anche se ormai siete vecchi e non capite un bel niente dello slang di noi giovani.
– Tizianeda è entrata in un negozio, di quelli con la musica a tutto volume che ti snerva e ha chiesto alla commessa giovane e carina un paio di fuseaux neri. La commessa giovane e carina l’ha guardata confusa. La dodicenne ha guardato rassegnata Tizianeda e le ha spiegato che se non dice leggins nessuno la capisce. Tizianeda ha chiesto un paio di leggins. La commessa giovane e carina le ha sorriso e le ha portato un paio di fuseaux.
– Durante le sue passeggiate mattutine, Tizianeda ha incontrato un Martin pescatore, dalle piume azzurre che luccicavano. Era piccolo e cantava placido su una roccia acquatica. Il Martin pescatore guardava il mare, Tizianeda guardava il Martin pescatore, il mare guardava tutto e tutti. E quei tre: il Martin pescatore, Tizianeda e il Mare, parlavano lo stesso identico linguaggio silenzioso. Almeno questo ha sentito Tizianeda, assorta nella contemplazione di tanta bellezza regalatale in una mattina qualunque.
Perchè insieme, quei tre, shippavano una cifra.
Un buon fine settimana a tutti voi. E shippate tanto!
Tizianeda
Ogni domenica mattina, solitamente di buon’ora, Tizianeda esce sola, per recarsi in un posto che le piace tantissimo. E’ un luogo colorato e arioso, pieno di gente placida e rilassata. Le piace guardarsi intorno, assistere agli incontri che avvengono in quella piattaforma circondata da case basse. E’ una piazza, piccola e raccolta. C’è anche una chiesa dal cui portone di legno alto, la piazza sembra iniziare, come un fiume dalla sorgente. La chiesa ha un bassorilievo sulla facciata, che intuisci cosa raffiguri, ma non lo puoi vedere. E’ impacchettato da tempo immemore come un’opera di Christo, l’artista che avvolge con stoffe bianche o colorate, ponti, palazzi, cattedrali, foreste, isole, confezionandoli alla perfezione.
Tizianeda, quando è lì, coinvolta dalla movida mattutina, ama fermarsi e chiacchierare. Lo fa con i signori dietro i banchetti, ognuno sotto uno stand giallo acceso. Lei, come gli altri è lì per acquistare o anche solo osservare, conserve, arance, mandarini, broccoli, annone, formaggi, salumi, mele, olive, patate, miele, lattughe e ogni prodotto stagionale del suo sud suddissimo. Tutti a emanare colori e profumi, che si mescolano e sovrappongono nell’aria ancora tiepida. Le piace anche chiacchierare con i clienti. Le piace che l’età media è di circa settant’anni, il che rende il tutto molto più lento e placido.
Tizianeda per uniformarsi alla moda del gruppone della piazza, reca sempre con sé l’accessorio più trendy tra gli astanti. Così ogni domenica – quando arriva in quella piazza assolata (quasi sempre. Non si vive al sud suddissimo per caso!) piena di gente e delle loro voci garbate, di colori e aromi, di movimento calmo, di strette di mano, di incontri in cui ci si rivolge dandosi il “voi”, di cappelli sollevati dalla testa in segno di saluto, di chiacchiere e sorrisi – insomma in questo mondo domenicale qui, anche lei può esibire con orgoglio il suo carrello della spesa, quello con le rotelle, quello di stoffa, quello con la fantasia a scacchi, quello che quando lo trascini, nel silenzio del giorno festivo, rumoreggia sull’asfalto. Fino a che Tizianeda non arriva nella piazza, e ogni suono si mescola e confonde allegramente.
P.s.: Caro Babbo Natale, il mio carrello della spesa, usato ormai da tempo immemore, è lacerato e consunto. Ti chiedo quindi un nuovo carrello della spesa, super accessoriato, veloce e silenzioso. Ricordati che la fantasia glamour più richiesta è a scacchi. Meglio se nocciola e marrone.
Con l’affetto di sempre.
T.
Tizianeda
“Mamma ti ripeto la geometria…”
“La geometria, novenne!?”
“Tranquilla mamma, ho capito tutto, te la voglio solo ripetere…”
Così il piccolo di casa ha spiegato a Tizianeda alcune regole geometriche con l’attenzione e il garbo rassegnato che si usa con studenti asini e un po’ tonti. Tizianeda nel frattempo ha annuito ripetutamente, fingendo sicumera, come fanno gli studenti asini e un po’ tonti.
Poi, a causa di un’oscura e avversa combinazione degli orari scolastici dei due minori, ha appreso che anche la dodicenne doveva affrontare perigli geometrici, attraverso la risoluzione di due problemi.
“Mamma, mi aiuti?”
“Io, dodicenne?”
Così la mamma, il cui corredo genetico, nel campo scientifico/matematico/algebrico/geometrico, è pressoché pari allo zero, si è seduta accanto alla dodicenne e ha iniziato a leggere i problemi. Ha letto parole oscure come: prisma, trapezio rettangolo, congruente, ciemme con il numero due scritto piccolo piccolo sopra la emme. Ha pensato che avrebbero avuto più facilità di comprensione con una lingua aliena. Almeno avrebbe potuto usare i gesti. Ha guardato la dodicenne e ha pronunciato le uniche parole sensate che le sono venute in mente in quel momento, sentendosi un po’ come Forrest Gump: “non ho capito niente, dodicenne”.
P.S.: solo per dirvi che i problemi sono stati risolti, grazie alle spiegazioni telefoniche dello zio di Tizianeda, M., bravissimo e acuto professore di matematica, perché si sa la distribuzione dei talenti familiare, è sempre diseguale.
Tizianeda, per averla sollevata dai sensi di colpa e dal pensiero delle sue inettitudini algebriche, lo ringrazia moltissimo.
La pronipote e il prozio hanno anche conversato di mare e barche a vela, che entrambi sanno condurre.
Ma questa è un’altra storia.
Un saluto allegro a tutti voi!
Tizianeda
La pancia di lei era grandissima come una mongolfiera. Tutta bianca e senza ombelico tanto era tirata la pelle. Così, su questo mappamondo senza terre e mare, senza direzioni e punti cardinali, senza tropici e poli, latitudini e longitudini, all’improvviso come una magia dispettosa o un incantesimo di una strega, è apparso un disegno. Una mappa per potersi orientare. Uno, cinque, dieci, millemila raggi ondivaghi che illuminano il buio. Una lettera con parole segretissime da decifrare. Come un terremoto che allarga le maglie della terra. Come una targa che dice: “in questo corpo molto piccolo di donna, nove anni e nove mesi fa ha soggiornato un bambino. A imperitura testimonianza dei suoi momenti felici”. Come un murales sulla parete di un palazzo che rivoluziona gli assetti estetici di un quartiere. Come le scritte nell’alfabeto dei ciechi che ci passi il dito sopra e senti le parole sulla pelle.
Come smagliature indelebili.
La pancia era grandissima come una mongolfiera, mica per caso o per capriccio di chissà chi. La pancia era tonda in quel modo buffo con i segni sopra, perché era abitata. Si era piazzato un bambino, proprio dentro, tra il battito e il respiro di quella donna piccola piccola. Un bambino davvero matto e visionario per credere in quel corpo per nove mesi . Il bambino, però, non ha avuto titubanze su quel mondo pieno di suoni dentro che aveva scelto. Così quando è stato il momento di incontrarsi con la donna piccola piccola, lui le ha regalato il suo sguardo denso e si è affidato alle sue braccia.
E da quel giorno, da quel loro primo incontro, lei, quel bambino – che l’ha scelta tra milioni di mamme, quel bambino che è sorprendente, folle, visionario, dolce, ostinato fino all’ossessione, fantasioso, onesto, sorridente, affettivo, entusiasta, libero e bello – ha continuato a sentirlo muovere tra il battito e il respiro.
Ora, la donna piccola piccola, quando guarda sulla pancia i segni del suo corpo un tempo abitato, evocativi e potenti come una vecchia lettera tra innamorati, sorride quieta. E sa e sente che da quel giorno lì, da quando i loro occhi identici si sono riconosciuti, anche lei ha scelto lui, tra milioni di bambini.
Buon compleanno amore mio, buon compleanno mio colorato e musicale D.
Tizianeda