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“Mamma ti ripeto la geometria…”
“La geometria, novenne!?”
“Tranquilla mamma, ho capito tutto, te la voglio solo ripetere…”
Così il piccolo di casa ha spiegato a Tizianeda alcune regole geometriche con l’attenzione e il garbo rassegnato che si usa con studenti asini e un po’ tonti. Tizianeda nel frattempo ha annuito ripetutamente, fingendo sicumera, come fanno gli studenti asini e un po’ tonti.
Poi, a causa di un’oscura e avversa combinazione degli orari scolastici dei due minori, ha appreso che anche la dodicenne doveva affrontare perigli geometrici, attraverso la risoluzione di due problemi.
“Mamma, mi aiuti?”
“Io, dodicenne?”
Così la mamma, il cui corredo genetico, nel campo scientifico/matematico/algebrico/geometrico, è pressoché pari allo zero, si è seduta accanto alla dodicenne e ha iniziato a leggere i problemi. Ha letto parole oscure come: prisma, trapezio rettangolo, congruente, ciemme con il numero due scritto piccolo piccolo sopra la emme. Ha pensato che avrebbero avuto più facilità di comprensione con una lingua aliena. Almeno avrebbe potuto usare i gesti. Ha guardato la dodicenne e ha pronunciato le uniche parole sensate che le sono venute in mente in quel momento, sentendosi un po’ come Forrest Gump: “non ho capito niente, dodicenne”.
P.S.: solo per dirvi che i problemi sono stati risolti, grazie alle spiegazioni telefoniche dello zio di Tizianeda, M., bravissimo e acuto professore di matematica, perché si sa la distribuzione dei talenti familiare, è sempre diseguale.
Tizianeda, per averla sollevata dai sensi di colpa e dal pensiero delle sue inettitudini algebriche, lo ringrazia moltissimo.
La pronipote e il prozio hanno anche conversato di mare e barche a vela, che entrambi sanno condurre.
Ma questa è un’altra storia.
Un saluto allegro a tutti voi!
Tizianeda