2014 archive
Succede che l’ottenne, che da grande vuole fare l’ideatore di video giochi, ha deciso di diventare youtuber. Vorrebbe postare in rete filmati… di video-giochi . Così si esercita con una telecamera fissata su un treppiedi che porta in giro per casa. E’ diventato il terrore per madri in sottoveste, padri addormentati e sorelle adolescenti.
Succede che Tizianeda la sera quando i minori si coricano nei loro letti, sta un po’ insieme a loro. Si sdraia nel letto dell’ottenne, quello sotto al letto della dodicenne e chiacchierano. E’ il loro momento, in cui tutti sono miracolosamente rilassati e con la ridalora azionata. Almeno solitamente succede così.
E succede che invece sono arrivati, così per caso, discorsi serissimi. Hanno parlato di stereotipi . Tizianeda ha spiegato che a volte si ragiona per schemi che gli altri ci insinuano nella testa, che ci inculcano vecchie e false distinzioni tra l’essere maschi e l’essere femmine, che bisogna proprio scardinarli per essere liberi e in pace con se stessi e con il mondo fuori.
E succede che Tizianeda forse per questi discorsi che a spiegarli ai due minori ha dovuto sforzarsi a trovare le parole giuste – trovare l’ equilibrio tra la femminista che è in lei, l’attivista nascosta che sfilerebbe per le strade tutti i giorni rivendicando diritti negati, quella che non accetta le verità preconfezionate e che ha sempre un perché e un per come nella testa e la mamma alla ricerca di pace zen – insomma per questa fatica qui Tizieneda e tutte le donne che le si muovono dentro, si sono addormentate nel letto dell’ottenne in un sonno da catalessi professionale.
Ed è successo che fuori prima era il buio di mezzanotte e poi quando ha aperto gli occhi un nanosecondo dopo erano le otto del mattino. E lei non capiva bene dove fosse mentre lo Sposo Errante era già sveglio e pronto a preparare il caffè. E c’è voluto un po’ di tempo prima di ricomporsi e riunire in un tutt’uno armonioso corpo e mente.
E succede anche e in fine, che lo Sposo Errante è affetto da un brutto raffreddore con tutti gli accessori in dotazione, tosse inquietante compresa, diurna e notturna. Ma Tizianeda, che si rifiuta di ragionare secondo stereotipi, si asterrà dalle solite scontate analisi sessiste che giungono a univoche conclusioni circa il rapporto conflittuale sussistente tra gli uomini e i morbi influenzali. Lascerà che sia la femminista nascosta in lei a pensare ciò che vuole.
Un buon inizio settimana a tutti voi! E ovviamente un saluto allegro.
Tizianeda
Pensieri sparsi al termine delle vacanze e prese di coscienza:
Ricordi che esistono entità temporali convenzionalmente chiamate settimane. La settimana è composta da giorni suddivisi in: mattina, pomeriggio e sera. I giorni che compongono la settimana sono evidentemente sette ed evidentemente troppi.
La parola “mamma” , dimenticata da tempo, rientra nel vocabolari pediatrico e pronunciata una quantità di volte più vicina all’infinito che allo zero. Le frasi nel 99,99% dei casi terminano con un punto interrogativo.
Prima di godere degli spazi boscosi attorno alla casetta montanara e vacanzola, i 90 mq in cui i 4 vivono sembravano una discreta superficie in cui sostare. Ora invece ti senti Indiana Jones intrappolato nella stanza che si restringe. Però nessuno verrà a salvarti, realizzando di non essere un fighissimo archeologo con la maglia sbottonata fino agli addominali scolpiti.
Le tue difese immunitarie manifestano platealmente il loro dissenso da rientro in città. Mentre attraversi la strada che ti separa dal palazzo in cui vivi, inizi a tossire, starnutire, avere male a un orecchio e sentirti uno straccio. Per uno oscuro rapporto simbiotico che da anni Tizianeda ha con lo Sposo errante, o per una coalizione segreta tra le loro difese immunitarie, anche lui inizia ad avere sintomi influenzali.
Come ogni estate, ti assale la sindrome “Fratelli Righeira”, la stessa dal 1985. I due che nel tempo delle spalline, dei capelli cotonati e dei colori sgargianti, hanno iniziato a cantare nella spensieratezza di giugno “L’estate sta finendo”. La canzone che ha attraversato allegra luglio fino a terminare nella malinconia struggente di fine agosto, lasciandoti la percezione che le cose finiscono, che la giovinezza prima o poi lascia il posto a nuovi assetti estetici e non solo, che le ore scorrono senza lasciare traccia. La canzone che fa “l’estate sta finendo e un anno se ne va sto diventando grande lo sai che non mi va. In spiaggia di ombrelloni non ce ne sono più è il solito rituale ma ora manchi tu”.
Sarà per questo che con lo Sposo errante, in estate, Tizianeda va in montagna?
Tizianeda
Prima di andare l’ha salutato. Come si deve. In quel modo romantico e malinconico che solo certi arrivederci hanno. E’ arrivata in un punto alto da dove si vede la vallata, giù giù fino al mare per poi risalire al cielo che sovrasta ogni cosa. Si è seduta sull’erba, ha ascoltato le voci che da quel luogo aperto e solitario arrivavano dalla piazza, sconnesse e metalliche, restituendole la percezione rilassante della lontananza. Ha assorbito tutto l’umido del tramonto che le sue tonsille hanno accolto avide. E ha detto “ciao”, non a voce alta, ma dentro i suoi pensieri. Poi è ritornata nella casetta montanara ripercorrendo a ritroso lo stesso sentiero.
“Tizianeda dove eri?”
“Sposo Errante, sono andata a salutare questo bel posto montanaro. Ho visto il tramonto e ho assorbito una quantità esagerata di umidità…speriamo bene per la mia gola”.
Oggi la famigliola è nuovamente in città, domani si riprende a lavorare. Lo Sposo Errante a viaggiare sui treni sbrindellati e le strade malferme, Tizianeda a scendere un piano più giù rispetto ai 90 mq, nel suo studio di avvocata e a cercare di mantenere compatte le vite che le ruotano attorno, compresa la sua.
Quest’anno nessun buon proposito, ché tanto lei li disattende tutti e la vita la supera con il suo fare originale. Ora può solo voltarsi indietro a riguardare i giorni, le settimane i mesi trascorsi. Li guarda e si sorprende. E nel guardare i visi, gli incontri, le voci, quello che di nuovo le è planato tra le braccia, nel guardare le parole dette, quelle scritte, quelle non dette, nel guardare i luoghi e le scelte fatte ma anche quelle lasciate lì a decantare, osserva se stessa come dentro uno specchio che mostra i cambiamenti del volto.
Ma ora, sì ora è proprio arrivato il momento di ricominciare a camminare.
Buon inizio a tutti voi!
Tizianeda
La prima volta che lo ha fatto era giovane, lo Sposo Errante non era entrato nella sua vita, neanche sotto le spoglie di fidanzato e i due minori non rientravano nell’elenco immaginario delle 100 cose da realizzare con priorità assoluta nelle suo futuro.
Lo ricordava affascinante, impervio, a tratti così faticoso da maledire di non essere sufficientemente dotata. Per non parlare della fase finale che richiede innate qualità funamboliche, capacità di concentrazione e ogni tanto una mano per favorire il movimento giusto.
Poi ha deciso di rifarlo, incoraggiata dagli amici – con cui si incontra sempre in questo posto vacanziero e montanaro – tutti accessoriati di entusiasmo e figli minori. Proprio come lei, con la dodicenne e l’ottenne. Ha deciso di rifarlo anche se lo Sposo Errante quel giorno errava per le strade malferme.
Così la mattina, dopo un breve tratto in automobile, ha iniziato insieme alle famigliole montanare, a camminare per sentieri boscosi e freschi. Un amico grande grande come un Troll, però buono e gentile, si è preso in appalto la gestione dell’ottenne. E per questo gesto generoso e coraggioso, Tizianeda gli è proprio grata. L’ottenne, rassicurato dalla presenza gigante, ha affrontato l’escursione aspromontana con una sicumera e un entusiasmo che hanno sorpreso la sua mamma : “sono diventato un Ninja mamma, il ninja delle montagne” “amore mia è vero, sei un Ninja fortissimo” “già” .
Poi sono arrivati in un punto alto, che si vedevano il cielo e le montagne tutte intorno e intrappolate tra le rocce lontane, tre cascate, a gettare una sull’altra- formando piscine verdi – acqua chiassosa ed eccitata come le conversazioni dentro un immenso teatro.
La strada era come Tizianeda la ricordava. A tratti faticosa e impervia e bellissima. Ha dovuto ridiscendere insieme a tutti, minori compresi, il costone della montagna, ha dovuto saltare tra i sassi di un torrente, ha trovato mani che l’hanno aiutata mosse a compassione delle sue dimensioni Hobbit e che l’hanno liberata dal peso dello zaino. Poi grandi e piccini, sono arrivati dove le cascate finivano in un lago verde e gelido, dove il rumore dell’acqua era forte e sonoro come il silenzio. L’ottenne si è arrampicato scalzo ovunque, in preda a una eccitazione selvaggia. Le famigliole sono state lì a godere di quel posto unico che gli appartiene, ché è della loro terra. Sono stati lì a contemplare con lo stupore che solo la bellezza, quando è pura e inconsapevole, sa restituire.
Poi hanno ripercorso la stessa strada al contrario e le discese sono diventate salite e le salite discese e il piano è rimasto uguale a prima.
Tornati nella casetta, i tre della famigliola hanno provveduto, non senza fatica ad asportare le zolle aspromontane attaccate al viso ai capelli alle mani ai vestiti e ai piedi. Anche il fortissimo Ninja delle montagne ha lasciato che la sua nera tuta mimetica si sciogliesse nell’acqua calda della vasca, nella quale è entrato con la sua maschera e il boccaglio.
P.S.: Le cascate dove le famigliole sono approdate si chiamano “Maesano”. Sono nel cuore dell’Aspromonte che è un luogo da scoprire e di cui innamorarsi perdutamente. La Calabria che è un premio, noi calabresi (ma non solo eh!) ce la dobbiamo meritare.
Tizianeda
“Santo cielo ottenne, hai i piedi neri, con tutte le calze… e anche le mani sono nere e la faccia…oddio le unghie quanto sono cresciute… hai mezzo bosco lì dentro e il collo…sei sporchissimo, sembri Pig pen, le mosche però sono scappate per la paura di prendersi un morbo!”
“Grazie mamma!”
“Non sono complimenti”
“Lo so!”.
Qui in montagna è così: terra, giochi e libertà. La sera i minori tornano a casa con strati boscosi impressi sulla pelle come tatuaggi. A loro, questo aspetto selvatico e terroso piace moltissimo, e non lo vorrebbero togliere mai. Si trasformano in elementi selvaggi come la vegetazione che circonda la famigliola, che ormai da un po’ di anni trascorre le vacanze in questo luogo fresco e sopra sopra il mare. Anche se il mare si riesce a vedere da qui, lontano e fermo. E se il cielo è terso appaiono le isole Eolie galleggianti sopra l’acqua, come delle boe bitorzolute. Con il cielo nello sfondo, a trattenerle.
Qui hanno compagni con cui giocare, inventare, correre, andare in bici, sfogare la loro fantasia ipertrofica, parlare parlare parlare (specie l’ottenne) senza apparire molesti, vivere avventure immaginarie e folli. Qui non hanno il tempo per fare capricci o richieste impossibili e anche la noia, le rare volte in cui arriva, assume un aspetto più simpatico e rilassato.
Da qui pensi quanto innaturale sia per loro la vita in città, tra palazzi e raccomandazioni ansiogene, tra giornate programmate e spazi ristretti.
Anche Tizianeda in questo posto sta bene. Le sembra di fluttuare leggera, proprio come le Isole Eolie che dall’alto della montagna, quando l’aria diventa pulita, può osservare in silenzio. E diventa anche lei un’isola appoggiata sul mare, con il cielo nello sfondo, a trattenerla.
Tizianeda
Eleonora è arrivata puntuale, nel primo pomeriggio. Ha attraversato le curve dell’Aspromonte per approdare nella casetta di montagna dove la famigliola passa le vacanze estive da ormai quattro anni. Con lei c’erano O. ovvero senzaditeallostudiononsapreicomefare, un leggio con utilissima e professionale luce annessa, un’asta per fissare il microfono che a sollevarla dovevi essere la donna forzuta, i suoi occhi da aliena , il vestito per la serata dentro una busta e i capelli color della terra. Ha trovato Tizianeda già pronta, anche lei con la sua busta munita di accessori vari e una simpatica ansia da prestazione.
Le tre sono risalite in macchina per approdare in un posto vicino vicino che si chiama Mannoli e poi tra i boschi all’Osteria Slow Food “Le Fate dei Fiori”. Lì c’era Teresa indaffarata, con il suo grembiule nero pieno di lumache ricamate e colorate e il sorriso. C’erano tavoli sparsi in mezzo ai boschi come una costellazione lontana lontana, c’erano sedie attorno ai tavoli, tovaglie bianche, posate e bicchieri e in un angolo una tavolata lunga, promessa di una degustazione generosa di cibi che si sarebbe tenuta tra poche ore. Tizianeda ed Eleonora hanno piazzato l’asta il leggio e l’amplificatore proprio di fronte ai tavoli schierati, si sono improvvisate tecniche del suono, hanno fatto prove, cazzeggiato davanti al microfono acceso, parlato alle sedie con voce suadente, e dopo essersi accertate che tutto funzionava alla perfezione si sono preparate. Un vestito nero, uno scollo audace orecchini colorati scarpe trucco. Ché a dover spiegare cosa è questo blog e poi recitare i post scelti, non puoi certo farti trovare impreparata.
E come per incanto, lo spazio attorno ai tavoli si è riempito, di gesti di chiacchiere sorrisi e abbracci. Tutti si sono accomodati, Teresa ha illustrato i cibi che si sarebbero degustati. Poi Tizianeda ha iniziato a parlare. Questa volta non alle sedie vuote ma ai volti e ai corpi che ne avevano riempito lo spazio. Ha iniziato a parlare con i cuori che le battevano in petto, forse tanti quanto erano le persone presenti e con il respiro che le sembrava di poter toccare. Ha parlato del suo blog che ormai cura da più di due anni, ha spiegato qual è stato il vento che ha soffiato su questa barca sulla quale un giorno ha deciso di salire e dalla quale non può più scendere, non vuole più scendere, perché il viaggio intrapreso le piace troppo. Poi Eleonora ha dato corpo e colore alle parole di Tizianeda, emozionandola. E così la serata è scivolata leggera tra cibo chiacchiere sorrisi e parole.
E ora che ho finito di raccontarvela, Tiziana/Tizianeda vi dice grazie. Io vi dico grazie. Grazie a chi sabato era a Mannoli per ascoltare i racconti intimi di Tizianeda e i suoi pensieri. Grazie perché l’affetto che mi regalate è un valore prezioso nella mia vita che così è più colorata e piena. Grazie per tutte le volte che mi scrivete, per tutte le volte che mi condividete, così per entusiasmo, ma anche per tutte le volte che non dite nulla, ma io tanto, so che ci siete. Grazie perché senza di voi questo viaggio non avrebbe senso, perché avete accolto il racconto sincero della vita minuta e dello stupore che è dentro i miei occhi e nel mio sentire.
L’affetto è una fresca pioggia estiva che il cielo ti concede all’improvviso. Voi siete la mia fresca pioggia estiva.
Ovviamente un saluto allegro.
p.s.: in questo posto montanaro la connessione internet è un disastro e accidenti riesco a connettermi a intermittenza. Ora vado in cerca di una rete per poter postare… ciao.
Tizianeda
“Ma guarda come sei vestito! Non c’entrano niente questi colori…”
“Cosa succede bambini?”
“Mamma, io avevo preso all’ottenne i vestiti per uscire ma lui…guarda come si è vestito…”
“Uffa, ma lo sai che per me lo stile non è importante… a me dello stile non frega niente e non capisco perché per alcuni è così importante!”
“Ok, ottenne in effetti… vai bene così, ora usciamo però”
“Ma mamma non si può guardare”
“ Dai dodicenne… in fondo non ha indossato niente al contrario”.
Perché è così, il rapporto tra l’ottenne e i vestiti è di reciproca indifferenza, loro si fanno indossare dal minore di casa come capita. Al contrario, abbottonati sghembi, sbottonati, sottosopra. Dalle mutande alle giacche. Anche gli abbinamenti cromatici che potrebbero essere considerati da chi lo osserva il frutto di un originale e ricercata indole artistica, sono l’effetto della sua ricerca distratta e frettolosa nell’armadio.
Così, con buona pace della dodicenne, le due donne di casa sono uscite con un bambino sorridente giallo azzurro arancione blu a scacchi a righe e dallo stile inconfondibile.
Tizianeda
E’ come quando sei innamorato. Stai lì a pensarci sempre e vorresti parlarne con chiunque. Questo succede a Tizianeda. Da ormai più di due anni, da quando con incoscienza, follia e mal di pancia ha deciso di far navigare nel caotico mondo della rete il suo blog. Dentro vivono Tizianeda, la sua famiglia, lo sposo errante, due minori, 90 mq, il suo sud suddissimo, il mare, gli amici, le persone che incontra, i nonni vecchietti, il cibo perché non si è del sud suddissimo a caso, e tutto ciò che così, decide di raccontare, perché le piace perché si stupisce, perché all’improvviso quello che le si muove intorno, stimola il suo animo cialtrone. Con leggerezza, chè a essere pesante, ci pensa il mondo fuori.
E poiché la follia e l’incoscienza vanno alimentate, Tizianeda, giorno 9 agosto farà una cosa alla quale pensava da un po’, con mal di pancia e batticuore.
Così, ha chiamato Eleonora, l’ha sedotta davanti a una esagerata coppa di granita con panna corredata di utile brioches, e le ha chiesto la sua bella voce per la lettura di alcune storie contenute nel blog. Lei ha detto sì senza esitare, per amicizia e affetto. E poi Tizianeda è rimasta a parlare davanti alla coppa ipercalorica, con questa donna con gli occhi da aliena e i capelli color della terra, che si conoscono da quando entrambe erano due ragazzine adolescenti, che abbraccia fortissimo quando la incontra ricambiata dallo stesso trasporto, e con cui non ha bisogno di molte parole in fondo, per dire quello che sente.
Poi ha chiamato Teresa, sua compagna di liceo. Si sono lasciate ragazze piene di sogni e aspettative e si sono ritrovate donne, mamme, incasinate e con molti sogni realizzati. Teresa che gestisce insieme al marito un Osteria Slow Food in mezzo ai boschi, sorride sempre e ride spesso e dentro ha un rigore onesto, mai rigido o imbrigliato in schemi, che a Tizianeda piace molto. Le ha raccontato l’incontro con Eleonora e il progetto che aveva in testa. Le ha detto che le sarebbe piaciuto farlo in mezzo al fresco verde della sua Osteria. Anche Teresa ha detto di sì senza esitazione ridendo e sorridendo.
Così degustando e chiacchierando si farà questa cosa qui, che si chiamerebbe reading, ma che Tizianeda non riesce a dire e scrivere anche se è una parole fighissima sintetica ed efficace.
E queste tre donne, sabato 9 agosto, in mezzo ai boschi di Mannoli d’Aspromonte, saranno lì ad aspettarvi, per degustare in leggerezza, con la cucina di Teresa, la voce bella di Eleonora e i racconti di questo blog. Anche se Tizianeda avrà un gran mal di pancia.

P.s.: anche la locandina è stata fatta da una donna, l’amica tutta bella di Tizianeda, MGL, anche lei ha detto sì senza esitare per amicizia e affetto, chiedendo persino consiglio a una esperta di marketing. E questa è una cosa ancora più figa della parola “reading”. E quindi grazie anche a te amica tutta bella MGL e grazie esperta di marketing che non conosco.
Un saluto allegro a tutti voi…e poi vi racconto…
p.p.s.: se però avete voglia di venire e vi trovate giorno 9 agosto, alle 18.00 circa dalle parte di Mannoli, vi conviene chiamare prima ai numeri 3288103170-3288103157, così come è scritto nella locandina ma che qui è pubblicata in formato ridotto.
Tizianeda
Si sono svegliati la mattina presto, si sono preparati, la dodicenne ha preso la sua borsa piena di teli da mare e l’ottenne lo zaino verde da cui spuntava, come un’antenna super-potenziata, la punta del boccaglio. Tizianeda li ha accompagnati alla stazione, hanno fatto i biglietti e hanno aspettato la zia Dada, la sorella saggia di Tizianeda, che è arrivata con sua figlia S., la cugina coetanea dell’ottenne che si crede sua sorella gemella. I quattro sono saliti su un treno sbrindellatissimo del sud suddissimo. Poi il treno cigolando incerto è partito e Tizianeda rimasta a terra, ha salutato le teste festose dei tre minori che a turno sbucavano da dietro il vetro del finestrino. E mentre i quattro gitaioli attraversavano la costa ionica piena di sole e mare per raggiungere i nonni fuggiti da metà luglio nel loro luogo vacanziero, Tizianeda pensava alla sua giornata di solitudine e libertà regalatole da sua sorella e solo per non apparire una mamma debosciata, non ha gioito saltando e ballando una volta uscita dalla stazione.
Quindi approfittando di tanto tempo dentro cui avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, la mamma dei due quel giorno ha: 1. Lavorato tutta la mattina 2. Non ha cucinato per pranzo 3. Ha mangiato i residui freddi della cena conservati in frigo, sul divano e mentre si vedeva un film 4. Ha visto un film di un bel po’ di anni fa che conosceva e che le è piaciuto tanto proprio come allora. Un film su una donna, femminista, tratto dal libro di una scrittrice di nome Virginia. 5. Avrebbe voluto dormire nel pomeriggio ma non c’è riuscita quindi ha scritto 6. Ha lavorato 7. Ha aspettato lo Sposo Errante dal suo vagare 8. Ha aspettato i due minori che sono tornati la sera tardi stanchi e cotti di sole vento e mare.
L’ottenne, che dei due è quello logorroico, ha raccontato che 1. il treno su cui viaggiavano era a carbone 2. il mare era arrabbiatissimo e quindi la maschera e il boccaglio sono rimasti chiusi nello zaino 3. sua sorella si tuffava tra i cavalloni 4.la nonna vecchietta la guardava terrorizzata e supplicante 5. sulla spiaggia lui e sua cugina S., hanno raccolto tante pietre colorate, un osso di cane, una vertebra di pesce e un osso di seppia 5. hanno cercato di venderli ai turisti a 15 euro al pezzo, costruendo una bancarella di fortuna 6. gli unici acquirenti sono stati i nonni ai quali hanno fatto un congruo sconto 7. L’osso di cane non lo ha voluto nessuno 8. La dodicenne, inorridita, si è tenuta lontana dai loro deliri.
Tizianeda
Prima ha imparato a pedalare. Una bicicletta, due ruote e ostinazione. Ora quando è sul sellino, i piedi veloci sui pedali, sorride. E se cade pazienza, uno slancio e ancora, ché alla libertà non rinunci per un inciampo o qualche graffio. Un bambino con le ginocchia sbucciate, è un bambino felice.
Poi ha imparato ad annodare le stringhe delle scarpe, che sembra facile, ma non lo è. Le dita si ingarbugliano e viene fuori un groviglio stronzettino che si scioglie appena inizi a camminare. E allora ricominci. Pieghi giri tiri, finché ci riesci, trovi il movimento giusto, dopo almeno cento tentativi. E poi cammini e corri e salti senza il rischio di inciampare, chè se si sciolgono, ancora pieghi giri tiri. Liberandoti di quel limite che ti fa fermare.
L’ultima cosa che ha imparato a fare, di quelle che tutti i bambini devono assolutissimamente, è stato nuotare. La più difficile. Con l’acqua non è stato amore a prima vista. Paura e diffidenza per quel cambiamento radicale, nei movimenti e nelle sensazioni. Ma quando impari a stare dentro il mondo marino, gambe e braccia in movimento, quando la terra sparisce dai tuoi i piedi, capisci che quella strana aria acquosa che ti costringe al cambiamento è bellissima. E quell’immenso sforzo di comprensione che il suo corpo ha dovuto fare e con lui il suo sentire dentro, è una rivincita sui limiti che ci imponiamo solo per paura o diffidenza.
E ora l’ottenne, nuota e nuota e dall’acqua non vorrebbe uscire mai più, nuota con la maschera e il boccaglio che porta a mare e anche in piscina. Sempre. Lui l’acqua, la maschera e il boccaglio, con cui si è esercitato nel lavandino di casa riempito fino all’orlo. Il suo “simulatore di mare”. Così galleggia tranquillo a guardare giù giù. E quello che vede lo sa solo il suo sguardo visionario da bambino.
P.s.. in questo blog, racconto la vita minuta, la vita nella sua normalità. Come quella dei bambini, attraverso i miei figli. Imparare a pedalare senza le rotelle laterali, imparare ad allacciare le stringhe delle scarpe o andare al mare o in piscina con la maschera e il boccaglio, fa parte della loro normalità. Tutti i bambini ne avrebbero diritto. Eppure ci sono luoghi, in questo nostro mondo così eterogeneo e con dolorose chiazze di orrore, in cui ai bambini la normalità è rubata, l’innocenza è negata. A loro, i miei pensieri e questo post.
Tizianeda