La prima donna

Sono stata dentro la vetrina di una libreria che si chiama “Ave”, ma se l’insegna la guardi al rovescio, leggi “Eva”, il nome della prima donna, quella della mela, quella che ha disubbidito, la ribelle, la prima strega, quella che noi tutte portiamo impresso il linguaggio lontano del suo DNA, noi con il peso delle nostre azioni sulle spalle e a volte delle scelte non nostre. Il primo essere vivente che da subito si è visto immerso nelle faccende complicate della vita con la sua nudità di donna, i sensi di colpa e la paura di sbagliare.
Dentro la vetrina di questa libreria indipendente che è piccola e vitale, insomma proprio lì dentro dove solitamente si poggiano i libri per mostrarli, c’ero io per parlare del mio oggetto cartaceo. Si chiama “La medaglia del rovescio”, proprio come questo blog. E lì dentro non ero sola. Mi sono accomodata tranquilla con altre due donne. E mi sono affida a loro. Alla Donna con i capelli arancioni e alla Donna con gli occhi da aliena e i capelli color della terra. Che poi sono anche due amiche, con cui condivido da un po’ pezzi di strada. E lì seduta dentro la vetrina è stato bello, ché si è finito di parlare di tutte noi e della voglia di narrare il presente con passo leggero e solido.
E dopo questa festa di racconti femmina in libreria, con le due donne della vetrina siamo andate a ridere e chiacchierare nella casa di un’altra femmina dove c’erano ancora altre donne, amiche e conoscenti. Tutte legate, forse, dal bisogno atavico di sentire un’energia comune e somigliante. E anche lì, nella casa che ci ha accolto con gentilezza, è stato bello. È stato allegro e semplice.
In realtà, quella sera, c’era anche un uomo, uno solo, arrivato per caso e da lontano come una pietanza inaspettata e sconosciuta, portata da un’amica. Una presenza che a guardarla, ti aspettavi potesse sparire, per materializzarsi nel posto più sperduto e solo della terra e così godere di attimi di silenzio, o potesse levitare e galleggiare sulle nostre teste, o diventare trasparente per ascoltare non visto i nostri umori femminini, o cantare un inno sacro in un linguaggio sconosciuto e malinconico, alla memoria di Eva, la prima donna. E sentire che quel canto era per noi, che siamo tutte Eva, tutte approdate per la prima volta in un giardino sconosciuto pieno di cose cui dare un nome e così riconoscerle. Tutte a provare ad amare le nostre nudità e a non averne paura.

P.s.: Sabato 25 giugno alle 20:30, ancora una volta sarò con Eleonora in un bel teatro, per il nostro spettacolo “Ho attraversato ridendo le terra capovolta”. Se vi va, siam lì sorridenti ad aspettarvi.
locandina villa

Tizianeda

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