Set
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La famigliola nel primo fine settima di settembre e l’ultimo vacanziero per loro, ha accompagnato il decenne scout in una località del sud suddissimo, per un incontro con altri scout. Poi sono andati via e poi sono ritornati per ricompattare tutti i quattro quarti e recarsi nuovamente nei 90 mq. Lì c’erano tanti ragazzini e tante ragazzine, come il decenne. Lì Tizianeda ha fatto amicizia con uno di loro, la domenica del rientro. Così ha chiacchierato tanto, con un ragazzino di dodici anni, seduta su una panchina all’ombra di un albero pieno zeppo di foglie, che rimandavano frescura e che stimolavano i racconti. Tizianeda era assorta, in attesa che il decenne sistemasse zaini e aiutasse nel riassetto del casale che li aveva ospitati. E mentre stava lì, F. le si è seduto accanto. Si è seduto accanto con i suoi dodici anni, il viso ancora bambino, i capelli biondi, gli occhi azzurri, il quarantadue dei piedi senza scarpe e la sua fisicità alta e massiccia, che vicino Tizianeda si sentiva Pollicino, ma senza Orchi e spreco di briciole di pane. Alla prima domanda curiosa di Tizianeda, è partito con migliaia di parole. Aspettava sulla panchina i suoi genitori. E tra le domande di Tizianeda, le ha regalato la storia d’amore di sua madre e di suo padre. Le ha regalato l’immagine di sua madre bellissima, di un paese dell’Est, che ha lasciato a lui in dono, nell’alchimia dei geni, i piedi lunghi, i colori e l’imponenza. E di suo padre del sud suddissimo, che un giorno si era insinuato nei pensieri di lei rendendoli allegri. Le ha raccontato di come lui avesse lasciato il lavoro “ma davvero? E perché?” “Per amore”. Le ha raccontato di quella volta che sulle scale di Piazza di Spagna, lui ne aveva subito l’incanto, tra centinaia di volti e corpi e movimenti. E Tizianeda se l’è proprio immaginata quella scena, in cui tutto il mondo intorno si sarà fermato e scomparso, lasciandolo solo sulle scale con la sconosciuta dell’Est e i battiti del cuore. E il ragazzino, le ha raccontato di quella volta in cui, suo padre soggiogato dall’amore, e dall’incanto della sua visione aveva dimenticato di liberare lo scooter dalla catena che lo bloccava, rischiando di ammazzarsi. Ché l’amore a volte fa questo effetto. Rincoglionisce, relegandoti dentro una bollae il mondo arriva ovattato nei suoni e nella materia. Le ha raccontato di quella volta che era andato nel paese lontano di lei e di come la sua vita e le sue scelte sono state accompagnate e deviate per sempre da quel sentire nuovo.
“Mio fratello ogni sera chiede a mia madre di raccontare come si è conosciuta con papà” “E lei’” “Racconta” “E tu?” “Boh, ormai la so a memoria” “E’ una storia molto bella, anche io vorrei ascoltarla tutte e sere. Grazie per avermela regalata” “Figurati”. Poi si sono salutati, lui dalla panchina si è alzato, sempre in attesa che la storia d’amore che lo ha generato arrivasse. Tizianeda è restata lì seduta, sotto l’ombra dell’albero, ferma e assorta, con il suo libro tra le mani, che non aveva avuto bisogno di aprire.