Lo zen e l’arte di affrontare i cambiamenti

– Che ha il dodicenne? La raucedine, l’invecchiamento delle corde vocali? E’ un mal funzionamento del mio udito? E’ la pubertà?
– E’ l’ultima che hai detto. Spensierati. La voce cambia, i peli sopraggiungono, presto le porte si chiuderanno.
– Sei brutale.
– E’ la vita.
– La vita è brutale.
– Ma no, Tizianeda, la vita è la vita.
– Del resto la pubertà l’hai già attraversata con tua figlia. Sei sopravvissuta mi pare.
– La quindicenne non ha mai avuto questa voce invasa dall’incertezza. Dici che continuerà ad abbracciarmi, ogni tanto, come ancora fa, senza preavviso?
– No.
– Come?
– Scherzo. Io dico di sì. Basta non nutrirlo dopo la mezzanotte.
– Finiscila di spaventarmi. Come la supero?
– Superandola.
– Ah, ora è tutto chiaro.
– Fra non molto ti abituerai. Gli umani si abituano a ogni cambiamento. Anche alla pubertà.
– Ma io sono una madre, non sono un umano.
– Senti Tizianeda, a quanti cambiamenti ti sei abituata, a quanti sei sopravvissuta? Le voci dell’infanzia vanno via, proprio come si perdono le cose e le persone, che vengono sostituite da altre cose e da altre persone. E poi sei una donna. Le donne sono abituate.
– A cosa saremmo abituate?
– Ai cambiamenti. Vi organizzate sempre voi donne, in qualche modo. Sai quella storia del tunnel? Quella che dice di arredarlo?
– Sì mi pare.
– Ecco voi donne arredate il cambiamento. Magari prima vi lagnate un po’. Ma poi vi passa, e vi organizzate. Ridipingete le pareti, appendete i quadri, mettete cuscini, organizzate la penombra, e comprate un grande tavolo.
– Un tavolo?
– Sì, un grande tavolo con i piedi grossi e solidi. Lo utilizzate per mangiare e nascondervi.
– Nasconderci?
– Sì. Anche questa è una roba da donne. Un tavolo non è solo un tavolo per voi.
– Non capisco.
– Mi spiego. Un tavolo può essere un luogo di convivio, condivisione, cura, accoglienza, ma quando arriva il vento e poi il vento si trasforma in tempesta, scacciate tutti, prendete piatti, bicchieri, posate e tutto quello che c’è sopra, e lo fate sparire.
– E poi?
– Quando il tavolo sopra è vuoto e gli invitati sono andati via, vi ci nascondete sotto e aspettate.
– Cosa?
– Di placarvi. Le donne sotto i tavoli si coltivano, stanno in silenzio, magari con la faccia torva, la fronte arricciata, le braccia conserte e dentro un silenzio che fa paura.
– Il silenzio delle donne fa paura?
– Puoi giurarci.
– Ascolta.
– Dimmi.
– Ma come abbiamo fatto ad arrivare dalla pubertà al tavolo?
– E che ne so. Questo è un dialogo inventato. Tutto è possibile.
– Ma ritornando alla pubertà. Che consiglio mi dai?
– Rassegnati e osserva con meraviglia al cambiamento. Ogni cambiamento porta in sé grandi sorprese.
– Altrimenti?
– Altrimenti ti nascondi sotto il tavolo e aspetti.

Tizianeda

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