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Raccontare l’ordinario, la normalità di un interno familiare, un universo minuto…
. Sabato o dell’eccezione che conferma la regola.
“Teniamoceli con noi questo sabato. Stiamo tutto il giorno insieme sotto il piumone. Che ne dici?” – “Va bene bella”, ha risposto lo Sposo Errante con il suo sorriso da ragazzo.
Che è una cosa che non facciamo mai, perché non si fa. Le regole, la disciplina, la scuola che non si può mica saltare così per un guizzo, un capriccio o il desiderio di due genitori di disorientare il tempo, giusto per un giorno. Però ogni tanto… ogni tanto, l’eccezione, ha il gusto delle cose belle che improvvise tornano. Come un dolcetto buono che non mangiavi chissà da quanto, o una musica allegra che ti riporta a un tempo leggero, in cui tutto era possibilità allo stato brado.
Per questo il sabato i due minori non sono andati a scuola. “Eccezionalmente bambini”. Che poi sotto il piumone ci siamo veramente stati tutti e quattro la mattina ad oziare e scherzare, giusto un po’. “Ora però si esce”. “Ok. Maschi con i maschi e femmine con le femmine”. Così ci siamo divisi, noi ragazze a bighellonare in giro, ad estorcere caffè e pan brioche alla zia panificatrice per passione, la zia A, sorella dell’uomo adulto di casa, che sforna per la gioia di tutti noi, famelici ammiratori di pane, biscotti, pizze, brioche, torte, e quanto di stupefacente si può creare con farina e lievito. Lei che ha quello madre, che deve nutrire come un bambino, un Tamagotchi che ribolle dentro il suo frigo, che se va in vacanza se lo deve portare, come si fa con i criceti, le tartarughe o i canarini.
I maschi invece, notoriamente più seri, sono andati dalla nonna santa Gina, per accompagnarla al cimitero, dal marito, che per lei è importante. Chè viene da un tempo in cui il culto dei morti è un vincolo sacro, in cui i fiori messi davanti alle fotografie sono lettere d’amore, che commuovono anche a chi crede che la vita sia solo qui e ora e che dopo, dopo boh, chissà. Il settenne, ha dato anche lui il suo contributo, aggirandosi tra tombe e loculi, spostando le cose, mettendo acqua nei vasi, chiedendo quando andiamo via, e poi il nonno dov’è, il nonno se gli parlo mi sente, ma è dentro la scatola con i fiori, quando andiamo via, ma è in una navicella spaziale, perchè io non lo vedo, perché io non lo sento e quando andiamo via.
. Domenica ovvero apologia della normalità.
“Devi fare i compiti di matematica” “Ma sono stanco ed ho fame” “Hai finito di mangiare un’ora fa. Non è possibile” “Mamma, io digerisco subito”.
I compiti di matematica che il settenne, avrebbe potuto fare in mezz’ora, vista la sua inspiegabile facilità nella gestione di numeri ed astrazioni, hanno invece usurpato tre ore di un pomeriggio domenicale, minando o forse rafforzando il sistema nervoso di Tizianeda.
Perché tra moltiplicazioni, addizioni, sottrazioni, , tra la scomposizione di numeri, tra la risoluzione di problemi, e la costruzione di figure geometriche, ci sono state 1. una quantità imprecisata di lamentele e richieste: sono stanco, ho sete, ho fame, mi fa male la gamba destra, mi fa male la gamba sinistra, se giro il collo mi fa male qui, se sollevo il braccio mi fa male lì, mi duole la pancia, devo fare pipì, devo fare la cacca, non è giusto, quanto minuti mi restano per giocare alla wii, non trovo la penna rossa, ma uffaaa 2. Un paio di tentativi di fuga “dove sei…ma che fai, ti leggi Topolino invece di studiare?”
E dopo, con i compiti finalmente svolti, la decenne ritornata dall’uscita con gli Scout, la cena preparata, anche la domenica si è arrotolata su sé stessa, ordinaria e prodigiosa, con il suo universo minuto.
E domenica, che era “La giornata della memoria”, che la decenne ha disegnato una farfalla con le ali a strisce nere e bianche, per ricordare i bambini nei campi di concentramento volati chissà dove, dopo due giorni così, pieni di una normalità avvolgente, alla quale Tizianeda si aggrappa per sentirsi salda, ha pensato a quella stessa normalità sottratta e profanata molti decenni fa. Scarpe, occhiali, borse, argenteria, libri, giocattoli, nomi, fotografie, tracce di un ordinario disintegrato, che un giorno sei nel tepore della tua casa ed il giorno dopo nel freddo umiliante di una baracca.
E pensando a tutto questo, al mondo che a volte prende la strada della follia disumana,del gesto che disintegra, Tizianeda benedice la sua vita così ordinaria e per questo prodigiosa, benedice il suo ricco universo minuto.
La mia decenne mi sorprende sempre
È vero. Però tu con lei non sei obbiettivo zio Peppino! 🙂