Non mi freghi

Orrido rivoltante mutevole mostro Ogginocelapossofare,
che mellifluo sghignazzi in queste giornate piene di troppe cose. Ti vedo mentre mi spii, in attesa di assistere al crollo, alla resa, al momento in cui mi fermo davanti alle tante vite che cerco di tenere compatte, perché tutto scivoli e non si sfaldi .
Parlo con te rivoltante essere multiforme, per dirti che anche se la sera arrivo stremata verso il traguardo del letto, come il disperso nel deserto verso la pozza d’acqua, tu bestia spregevole, non mi freghi, sai.
E lo so che ci sei tu con me, sotto il piumone la mattina, quando la voglia di alzarsi, ha lo stesso effetto emotivo dell’idea di trovarsi nudi, in mezzo ad una tempesta di neve sull’Himalaya.
E lo so che tu sei accanto a me, quando poi, il tentativo di risvegliare il settenne per accompagnarlo a scuola, avvolto da uno stato catatonico semi-irreversibile, mi appare difficile come convertire un serial-killer all’amore universale.
E lo so, lo so molto bene, che sei lì appostato nella stanza dei minori, tra i giocattoli ed i vestiti ed i libri sparsi in un disordine scientifico, e non capisco se un portale magico mi ha trasportato in un incubo o se invece sono davanti a un quadro post-moderno che fa dei miei figli due geni incompresi, o se, in un momento di distrazione, un folle ha liberato una mandria di bufali imbestialiti in casa. E mentre nel dubbio decido comunque di gridare, distribuendo equamente minacce e strali, che a sentirmi penso che una così non la vorrei come mamma, lo so che tu ridi acuto e beato.
E ti ho visto, giusto un attimo, seduto sulla scrivania del mio studio di avvocatessa, quando ancora alle nove di sera, finivo i compiti della giornata, pensando ai tre quarti della famiglia un piano più sopra in fiduciosa attesa del mio ritorno, schiacciata dai sensi di colpi e da pensieri apocalittici tipo: 1. Staranno morendo di fame (in realtà lo Sposo Errante tornato dal suo errare, cuoco sopraffino e fantasioso, quella sera ha sfamato i minori con pane tostato e prosciutto,che insieme al caffè è diventato la seconda pietanza in grado di cucinare) 2. Un giorno la decenne ed il settenne, mi rinfacceranno che quella sera gli ho rovinato la vita tornando tardi dal lavoro, mentre sbattendo la porta di casa usciranno con i loro amici punkabbestia. 3. non li troverò afflitti per la mia prolungata assenza e mi diranno serafici “già tornata?”.
E ancora ci sei tu, quando vedo lo Sposo Errante stanco del suo errare e penso che lo vorrei qui con me, quando vedo la mia città davanti al mare, una volta bella e ora dannata, quando un’inaspettata mancanza di gentilezza mi lascia uno stupore triste, ed insomma in tutte quelle storie ordinarie che chiamiamo vita, da gestire anche con la testa.
Lo so che ci sei tu pervicacemente accanto a me, e per questo non mi freghi, anche perché, bello, io vengo da una stirpe di femmine forti. Loro mi hanno trasmesso il loro sguardo, il loro modo di camminare vibrando, di pensare, di ridere e di fregare la paura, tiè.
Quindi gentilmente, oggi che è venerdì e domani sabato e poi viene la domenica, vedi di andartene, perché insomma sei pure un po’ noioso. E sappi, presenza ottusa, che come non freghi me, non fregherai quelle come me.

Tizianeda

7 thoughts on “Non mi freghi”

  1. EmmeGiElle ha detto:

    dicevo appunto stamane…PRESTU E VIATU MI PASSA STA SETTIMANA !!! Grande ! Bacetti

  2. Tizianeda ha detto:

    Dai che ce la facciamo. 🙂

  3. zia bianca ha detto:

    …no….no…..no ci frega!!!! 😉

    1. Tizianeda ha detto:

      No no che non ci frega!! 🙂

      1. zia bianca ha detto:

        …sì…sì…. volevo scrivere no… no…. NON ci frega!! 😉

  4. manuela ha detto:

    Cara Tizianeda,
    sappi che non sei sola. E aggiungerei per tutto il club delle femmine forti del quale anch’io (mio malgrado sic!) faccio parte da tempo che sta diventando via via immemore, che la tentazione che purtroppo diventa realtà sul viso di molti atteggiato sin dalle prime ore del mattino ad un’espressione cupa, deve essere assolutamente combattuta. Io lo faccio ogni mattina girandomi nel letto dalla parte della mia piccola terzogenita che dorme accanto a me e riproponendomi di accompagnare sempre un largo sorriso a tutti i saluti, una parola gentile a tutte le richieste e di condividere un sano umorismo anche con i più riottosi. E pazienza se spesso mi sento dire “beata te che sorridi” come se la causa di ciò fosse un dolce far niente. Non permettiamo che la nostra umanità si trasformi in una mandria di gnu che spaventati dal rumore non si accorge di ciò che sta travolgendo. Il rischio c’è, non credo sia retorica. Ciao e continua a scrivere.

    1. Tizianeda ha detto:

      Manuela, grazie. Grazie per essere venuta qui a condividere i tuoi pensieri. E grazie dei tuoi sorrisi, di cui anche io sono una fortunata destinataria.

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