Lug
Lug
“Ma no, dai Sposo Errante, prendiamo il treno noi tre e scendiamo alla stazione di L.”
“Sì hai ragione, così non devo tornare per poi risalire tutti insieme”.
La famigliola ha deciso di trascorrere il fine settimana tra una spiaggia e un mare che Tizianeda conosce, perchè lì viveva la zia che non c’è più, la zia Sisa, quella buona come il pane caldo e avvolgente come un abbraccio, lì dove troverà ad accoglierla le sue figlie : C. P. e D. la cugina tacco dodici, quella bonissima.
Ora Tizianeda, per poter ricongiungersi con lo Sposo Errante, che lavora in una città vicino a questo mare dove andranno a sguazzare, ha deciso di salire su un treno con i due minori, sedersi con loro sulle sue poltroncine imbottite, ed ivi sostare per un’ora e un quarto, salvo ritardi, disguidi, tempeste, pioggia di meteoriti, assalto dei pirati, invasione di alieni, attacco di cavallette, letargia improvvisa che li farà d’incanto ritrovare tra le Alpi Svizzere “ma non dovevamo andare al mare, mamma?”, esasperazione dei passeggeri per la logorrea compulsiva del settenne, che provocherà tumulti e rivoluzioni.
Insomma, Tizianeda, che di treni praticamente non ne prende mai, men che meno con i due minori debosciati, che è un bel po’ fifona, che soffre di ansia da prestazione e si muove nel mondo a tratti destabilizzante della fantasia iperattiva, da due giorni oscilla tra l’entusiasmo di una adolescente dinanzi ad una novità e l’ansia di una adolescente dinanzi ad una novità. E quindi, pensando ai nostri treni, che è un po’ come te la manda Dio e al settenne ed alla undicenne avvinghiati al seguito, lei si sente coraggiosa ed indomita come un’avventuriera alla ricerca dell’oro, come una scalatrice di pareti rocciose impervie, come una navigatrice solitaria, o come quel tipo, suo coetaneo, che un giorno si è svegliato ed ha pensato di fare un bel volo dallo spazio, così giusto perché nessuno lo aveva fatto prima, per superare i propri limiti e vedere cosa succede. Proprio come Tizianeda.
P.s.: questo post è dedicato a chi conosce la paura ma anche l’ansia ed il panico, perché per dieci giorni in cui si pensa oddiononcelapossofare, arriva l’undicesimo in cui si crede di potercela fare. A chi pensa di non avere le risorse ed invece dentro ha un mondo sorprendente che può salvarlo e fuori…fuori sempre un abbraccio da qualche parte che lo aspetta.
Un saluto allegro e a lunedì (se scendiamo dal treno alla stazione giusta).
Mi sento destinataria della dedica a pieno titolo! Quindi grazie Tizianeda. Ps. I treni sono la mia passione, avrei dovuto fare il macchinista, giuro, li trovo stupendi. Ti piacerà questa avventura, ti piacerà…
Ma grazie a te cara Guendalina, per le tue allegre incursioni nella mia terra capovolta!!!