Lug
Lug
Quando Tizianeda era piccina, ed il mondo aveva un’andatura lenta, nel tempo in cui parlare al telefono era un lungo preliminare di azioni, quando la televisione stava appoggiata su un mobile solido e massiccio, e se volevi scrivere a qualcuno lontano, dovevi trovare carta penna un tavolo una busta un francobollo e la cassetta delle poste dove infilare la lettera dentro la busta con il francobollo, insomma in questo tempo qui, il mese di luglio, per lei e i suoi fratelli, oggi zio Peppino e zia Dada, era il mese del mare. I genitori, professori beneficiari di tanta lontananza estiva dal lavoro, incastravano dentro la macchina familiare tra valige, scatoloni e buste, i tre bambini e partivano per approdare in una casa davanti ad una distesa di acqua e sale. Tizianeda di quel mese, ricorda i giochi sulla spiaggia che era lunga lunga e bianca e la sabbia sottile ti si infilava ovunque, nei capelli, tra le dita dei piedi, dentro il costume, dentro il letto. Ricorda gli amici bambini che insieme si inventavano mondi per perdersi dentro, ricorda il calore troppo estivo che non sopportava e la faceva diventare nervosa dopo giorni di sole bagno asciuga sole sole sole sole. Ricorda le ore del silenzio, quelle che fa più caldo ed è meglio stare fermi e poi si doveva tutti riposare in quelle ore lì e ricorda la granita con la panna compatta e profumata mangiata tra i tavoli all’aperto della gelateria, quella buona. Poi a fine mese la macchina familiare con le manopole per abbassare i finestrini e il portabagagli anche sul tetto, veniva di nuovo riempita degli oggetti quotidiani, i tre fratelli incastrati tra tutte quelle cose e si ritornava in città, al chiuso delle mura di casa con addosso il profumo di sole acqua sale e sabbia.
Oggi il mese di luglio è un’altra cosa ed un’altra vita. Il mese di luglio gli adulti della famigliola lavorano, forse più degli altri mesi e i due debosciati la mattina vengono accompagnati in quei posti che si chiamano campi estivi. Come quello dove va la undicenne, da ormai tre anni dentro lo spazio ventoso della città sbilenca davanti al mare, dove ha imparato a virare scuffiare e cazzare la randa, che sembra una cosa scostumatissima ed invece pare sia una cosa fighissima. Quanto al settenne, dinanzi alla proposta di andar per mare in barca a vela ha risposto con un laconico “no grazie”. Così lui che è uno pro-terra ferma, approda in un altro campo estivo dove fa tanti sport e giochi per poi tornare a casa sudato sporco e felice.
Tizianeda invece dopo aver assolto alla funzione di autista, continua a fare quella che ha fatto tutto l’anno: incastrare lavorare accompagnare gridare ridere fare la scema aver voglia di fuggire aspettare la sera lo Sposo errante esausto, anelare al venerdì per sentirsi salva. A tutto questo delirio, ora si è aggiunta l’attesa del mese di agosto per fuggire con la famigliola nella casetta in montagna avvolta da felci, ortensie blu e silenzio fresco.
Così me la ricordo quella famigliola con tre figli diversi, ma legatissimi, con due professori generosi nell’ospitalità, nella casa davanti alla distesa di sale ed acqua, con i pomeriggi caldi sotto il portico cucina … E il naufragar m’e’ dolce in questo mare… di ricordi baci con immutato affetto
Cara Aruta, grazie per le tue incursioni improvvise e lievi nella terra capovolta!!
“anelare al venerdì per sentirsi salva”…è in assoluto la frase dell’anno. Potrei chiamarmi così. “Anelare al venerdì”, nome “per sentirsi salva”, cognome.
Hai ragione Guendalina è un nome comune a molti