E’ tutto qui

“Tizianda, ma poi il libro lo avevi trovato!”
“No, signora T., purtroppo no”
“E invece ero convinta di sì, perché era sul tuo comodino”
“Ma proprio quello mio? Quello con la dedica ai miei figli?”
“Sì proprio quello”
“Grazie che sollievo. Se penso che avevo guardato anche lì e non lo avevo visto…”

Tizianeda in questi giorni era convinta di avere perduto il suo libro “La medaglia del rovescio”, quello che è tutto usato, piegato, sottolineato, che dentro ha fogli di riviste con ricette mai cucinate, anche se non ricorda perché siano lì, quello unico con la dedica ai suoi figli. Si sentiva un po’ smarrita, perché ormai con Libro, che è diventato un entità dotata di sua vita e personalità, lei ha un rapporto simbiotico e amorevole. E’ il libro che porta con lei quando va in giro a parlarne, è il suo amuleto nei momenti di tempesta e lontananza, che le racconta una parte intima di sé che a volte dimentica, presa dai deliri dell’esistenza.
Eppure lui era lì, sul suo comodino abitato da molte presenze e non lo aveva visto, cercandolo nei posti più strani della casa. Era lì per i suoi occhi, che invece lo hanno attraversato come un fantasma. E Tizianeda ha pensato a quante volte cerchiamo chissà dove ciò che crediamo di avere perduto per sempre, o smarrito e non ci accorgiamo che è stato sempre vicino a noi, tra i nostri luoghi abitati e familiari. Non vediamo, per chissà quale strano meccanismo del nostro sentire, che offusca e cancella, o distrae anche l’evidente. Succede anche con ciò che materiale non è. Succede con i gesti, con le parole, con le visioni di bellezza, con la felicità. Succede che non cerchiamo dove dovremmo, o non ci soffermiamo dove potremmo. Succede che ricerchiamo altrove quello che è qui e ora. Non è sempre così, ci sono anche gli altrove da raggiungere con il loro apparire sorprendente. Che poi, a pensarci sono degli altri qui e ora da riconoscere, quando arrivano.
Quindi, il suo trofeo della felicità era lì, tacito e presente, mentre lei si struggeva pensandolo perduto. Era lì con la dedica unica ai suoi figli, che anche se, ingrati, non lo hanno letto, con la scusa del “sappiamo già tutto, mamma”, continuano a essere la sua medaglia, il suo rovescio, vero senso della parola amore.

Epilogo delirante

“Però, Libro, quando hai visto che ti cercavo potevi chiamarmi, dirmi per esempio: ehilà sono sotto tutti gli altri”
“Tizianeda, ma sei pazza, come facevo a dirti tutto questo, sono ancora troppo piccolo. E poi eri tu che dovevi vedermi. Io ci sono sempre stato”
“Ho capito. Devo trarne un profondo insegnamento da tutto questo. Cosa, dunque?”
“E’ semplicissimo. Devi essere meno rincoglionita, Tizianeda”
“E’ tutto qui?”
“E’ tutto qui”

Tizianeda

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